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Il Granchio Blu: invasivo e terribile, vediamo perché

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Il Granchio Blu: invasivo e terribile, vediamo perché (Foto di Gretta Blankenship da Pixabay)

Il Granchio Blu è una delle specie invasive più problematiche per tutto il nostro Mar Mediterraneo. Approfondiamo assieme quello che abbiamo scoperto.

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In questo articolo parleremo dell’animale che ci ha accompagnato giornalmente per tutta l’estate 2023, ovvero il Granchio Blu. Tutti già sapete che la sua recente notorietà è dovuta al fatto che praticamente ha invaso tutto le coste Italiane, e non solo, dimostrando un’esplosione demografica impressionante

Ovviamente tale problematica tra i biologi era già conosciuta da anni, soltanto che quest’estate la sua crescita demografica è arrivata ad un punto tale che praticamente chiunque si è reso conto del problema. 

Cominciamo con il dire che sono due le specie di Granchio Blu che hanno invaso il Mediterraneo, e sono il Callinectes sapidus ed il Portunus segnis. Rispettivamente nativi della costa dell’America occidentale e dell’Oceano Indo-Pacifico.

Entrambe sono specie alloctone (o aliene) e invasive per il nostro Mar Mediterraneo. 

Cosa significa Specie aliena invasiva

Le specie aliene, o alloctone, sono quelle specie trasportate dall’uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d’origine.

Il Granchio Blu: invasivo e terribile, vediamo perché - Foto di DCChefAnna da Pixabay
Foto di DCChefAnna da Pixabay

Chi di voi ha già letto il nostro articolo sul Pesce Leone, Pterois miles (leggi qui), già sa come tali specie aliene spesso sono un grave problema sia per l’ecologia dell’ambiente, sia per l’economia derivante dallo stesso.

Le specie alloctone sono tra le più grandi problematiche biologiche del XXI secolo, con la loro diffusione facilitata dai cambiamenti climatici e dalle attività umane. Le specie invasive spesso arrivano a modificare l’habitat in cui si sono stanziate, causando forti impatti ecologici ed economici e minacciando la biodiversità preesistente.

Negli ultimi decenni il Mar Mediterraneo ha registrato un drammatico aumento della flora e della fauna non autoctona diventando una delle aree marine più invase al mondo. Tale aumento è attribuibile sia all’incremento della pressione antropica, come il trasporto marittimo, acquacoltura e creazione di corridoi come il canale di Suez, ma anche dal cambiamento climatico globale.

L’invasione del Granchio Blu nel Mediterraneo

Entrambi i granchi blu sono specie appartenenti alla famiglia Portunidae, e mostrano la stessa ecologia ed il medesimo comportamento aggressivo ed opportunistico.

I tratti biologici di questi due Portunidae, che hanno permesso questa relativa rapida invasione del Mar Mediterraneo sono: maturità precoce, rapidi tassi di crescita, dieta opportunistica, alti tassi riproduttivi, un uso generalista dell’habitat e la dispersione larvale a lungo raggio.

Focus sul Callinectes sapidus

Nel coste Italiane è il Callinectes sapidus (Rathbun, 1896) che ha mostrato un’esplosione demografica veramente impressionante durante l’estate 2023, diventando attualmente una delle specie invasive più problematiche.

Il granchio blu Callinectes sapidus è nativo delle coste atlantiche dell’America, il suo areale d’origine va dalla Nuova Scozia al nord dell’Argentina.

É stato registrato per la prima volta nel Mar Mediterraneo nel 1949, precisamente nel Golfo di Venezia e successivamente nel Mar Nero e nel Mar d’Azov nel 1967. Attualmente è ampiamente distribuito lungo tutte le coste del Mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, all’Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco.

La specie è particolarmente fertile e ogni femmina genera due/tre milioni di uova per covata. É un predatore opportunista con un particolare comportamento aggressivo, che induce forti impatti sulla biodiversità nativa. Genera una forte concorrenza con le specie autoctone, causando anche locali estinzioni di specie. Il suo comportamento porta gravi danni anche all’economia del luogo, banalmente sulla pesca artigianale e sugli allevamenti, causando tagli nelle reti e mutilazioni nei pesci, che verranno poi scartati, riducendo così la produzione dell’allevamento o pesca.

Tollera una vasta gamma di temperature e salinità, lo si trova sia nel mare che in acque salmastre come le foci dei fiumi, areali già di per sè fragili.

Il Granchio Blu: invasivo e terribile, vediamo perché - Foto di Thomas Hoang da Pixabay
Foto di Thomas Hoang da Pixabay

Come è arrivato?

Nel momento in cui pubblichiamo questo articolo in letteratura scientifica non si trovano prove certe sul vettore che ha portato all’introduzione iniziale del Granchio Blu nel Mar Mediterraneo. Sono però due le teorie più seguite, alcuni sostengono che l’introduzione sia stata intenzionale per scopi di pesca, com’è successo già per altri animali. Molti altri invece imputano l’introduzione alle acque di zavorra. Ovvero l’acqua che viene stivata dalle navi cargo per riempire lo scafo una volta svuotato del carico che hanno trasportato. Se in quell’acqua ci sono degli organismi può essere che vengano riversati nei porti, o nelle loro vicinanze, nel momento che la nave deve nuovamente trasportare un nuovo carico.

Nei decenni passati questo succedeva in maniera non controllata, adesso si stanno adottando delle strategie per cercare di mitigare questa problematica. Le specie che sono arrivate da un continente ad un altro in questo modo sono tantissime.

Perché le specie aliene si espandono cosi tanto?

Bisogna tenere presente che in natura c’è un altissimo tasso di mortalità causato dai patogeni, e spesso le specie aliene che arrivano nel nuovo territorio non “si portano” i propri patogeni e difficilmente ne incontrano velocemente degli altri adatti al loro organismo.

Nel nuovo ambiente capita inizialmente che non ci siano i predatori e le prede, perché sia le piante che gli animali, non hanno le strategie difensive adatte al nuovo arrivato. E a seconda del vettore d’introduzione ad arrivare nel nuovo territorio sono gli individui più resilienti

Grazie alla commistione di questi fattori, le specie aliene crescono in modo esponenziale.

Cosa fare

Sia percorrere la strada “ormai ci sono lasciamoli lì” che “eliminiamoli tutti” sono attualmente irrealistiche. Gli sforzi devo essere diretti alla comprensione del fenomeno ed al suo controllo.

Sicuramente anche voi avrete già sentito che il Granchio Blu è buono da mangiare e di fatto si conosce già che entrambi i granchi blu sono considerati un’animale prezioso e un’importante sostegno alla pesca, lungo le coste del Nord America per C. sapidus e in molti paesi asiatici per P. segnis. E diversi studi hanno evidenziato come la carne di granchio blu mediterraneo abbia elevate qualità nutrizionali.

Il Granchio Blu: invasivo e terribile, vediamo perché - Foto di ThePalm52 da Pixabay
Foto di ThePalm52 da Pixabay

In Turchia, nella Grecia settentrionale e in Tunisia, si sta già sviluppando una piccola pesca di C. Sapidus.

La strada della pesca attiva di questa specie pone però dei rischi: pesca accessoria ovvero una pesca non selettiva del Granchio Blu. Oppure introduzione selvaggia, ovviamente per scopi economici, di questa specie in territori dove non è arrivata naturalmente.

Conclusioni

Le specie invasive sono di grande preoccupazione, specialmente negli ecosistemi marini, in quanto sono considerate una minaccia globale per la biodiversità locale. Ma date le ovvie esigenze di trasporto marittimo e le problematiche ecologiche derivate da esso, tali incidenze continuano a rappresentare una minaccia sempre crescente.

Il Mar Mediterraneo è un punto caldo della biodiversità che soffre di molteplici pressioni antropogeniche esacerbate dagli effetti del cambiamento climatico. Vari studi hanno dimostrato che la tolleranza al calore svolge un ruolo importante nel successo dell’invasione di un invertebrato acquatico.

Come sempre quando ci troviamo a parlare di certi argomenti non vi portiamo soluzioni, ma spesso ulteriori spunti di pensiero. Nel caso delle specie aliene non vi è un’unica causa alla quale può essere essere attribuito completamente il problema, come abbiamo visto nel caso specifico ad entrare in gioco c’è il trasporto marittimo, la pesca, ma va considerato anche il cambiamento climatico, che come nel caso specifico di C. sapidus, sembra favorire ulteriormente la loro risposta metabolica e la loro proliferazione.

Voi cosa ne pensate?

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Per approfondire:

https://doi.org/10.1079/cabicompendium.90126

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