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L’acidità degli oceani sta causando la perdita dell’olfatto ai pesci a causa dell’aumento di CO2

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Attraverso i cambiamenti climatici e l’incuria del genere umano verso il pianeta Terra, gli equilibri del sistema vengono stravolti con conseguenze impensabili: alla fine, anche i pesci perdono l’olfatto.

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Si dice che vi siano 8 semplici azioni che l’uomo possa mettere in atto per salvare gli oceani, e tutti questi 8 metodi sarebbero legati alla diminuzione dell’uso della plastica. Infatti, se l’uomo smettesse di essere dipendente dalla plastica, se si istituisse una tassa sulla plastica, se avessimo chiaro l’obiettivo “niente plastica in mare“, se incrementassimo i fondi per la ricerca e le operazioni di clean-up (ad esempio per sapere che fine fa quel 70% di materiali plastici, una volta finito sui fondali)…

E ancora, se fosse chiaro a tutti quali enormi problematiche si nascondano dietro l’etichetta di “pesca sostenibile” che poi tanto sostenibile non è, se tutti sapessimo delle migliaia di delfini che, nella baia di Taiji in Giappone, vengono uccisi dai pescatori perché si nutrono di pesce, considerati per questo veri e propri “concorrenti” della pesca e quindi da eliminare; se fosse noto a ciascuno di noi che, in nome della “disinfestazione di delfini”, si cela piuttosto il mero scopo economico di portare più pesce nelle barche…

Se fosse un po’ più chiaro al mondo che i nostri oceani, così come le grandi foreste, possono assorbire enormi quantità di CO2 dall’atmosfera tramite processi legati allo scambio che avviene proprio sulla superficie del mare, attraverso la differenza di acidità tra la CO2 gassosa, leggermente acida, e l’oceano stesso, leggermente alcalino…
Ecco, probabilmente il guaio più grosso è che il genere umano non conosce tanti aspetti chiave della nostra esistenza, che determinano poi eventi a catena che stanno diventando ingestibili e creeranno a loro volta, a breve raggio, stravolgimenti notevoli e inconvertibili.

Se fossimo consapevoli di almeno una parte di questi problemi, ce ne preoccuperemmo (forse) con consapevolezza e tempestività maggiori. Invece tante cose non sono risapute e, con tutta la smania di fare tipica del genere umano, produciamo cose, ci ingrandiamo, sfruttiamo il pianeta per soldi, potere, successo. Stiamo rovinando tutto. E il pianeta Terra, giustamente, si lamenta.

La maggiore testimonianza di tutti i nostri comportamenti più sbagliati è nota ed è testimoniata dai cambiamenti climatici, visibili agli occhi di ciascuno di noi; ma i piccoli cambiamenti, quelli che non si colgono ad occhio nudo perchè meno visibili appunto nel singolo evento, comportano conseguenze altrettanto grandi nel loro insieme. Queste piccole evoluzioni in negativo sembrano essere molto distanti da noi, impercettibili e in pochi se ne curano.
Che può importare ad un singolo uomo, quando si dice che un pesce perde il senso dell’olfatto?
Ne abbiamo così tanti di pesci….

Invece no; sta proprio qui il grande errore umano: non dar peso alle piccole cose che cambiano, in peggio, un po’ alla volta, in modo silenzioso e inesorabile.

La Terra ci dà delle avvisaglie, siamo noi umani che non vogliamo tenerle da conto.

I mari e gli oceani costituiscono, assieme alle grandi foreste, un enorme serbatoio per l’assorbimento dell’anidride carbonica.

Il ciclo del carbonio globale è infatti rappresentato da flussi di interscambio tra serbatoi: sedimenti marini, oceani, suolo, vegetazione terrestre e atmosfera.

L’ecosistema forestale della Terra, che occupa circa il 30% delle terre emerse, garantisce il 70% degli scambi di carbonio tra biosfera ed atmosfera, da qui l’importanza del ruolo delle foreste nel ciclo globale del carbonio. Ma anche gli oceani e i mari formano, insieme agli ecosistemi terrestri, altri comparti naturali che giocano un ruolo fondamentale nel ciclo globale del carbonio. Ora, mentre negli anni ’80 e ’90, l’accumulo di anidride carbonica in atmosfera si è mantenuto pressoché costante, questo livello è aumentato significativamente all’inizio del secolo, probabilmente proprio a causa di eventi climatici estremi e della saturazione dell’assorbimento oceanico, in particolare dei mari del Sud.

Uno studio effettuato dall’IPCC (Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici) indica che le emissioni antropogeniche assorbite dagli oceani diminuiranno se la concentrazione di CO2 continuerà ad aumentare, in quanto l’efficienza di assorbimento dei serbatoi naturali diminuisce incessantemente.

Come è ovvio, ne consegue un aumento di concentrazione atmosferica di CO2 che ha già influenzato notevolmente i cicli biogeochimici marini.

L’articolo continua e finisce a pagina due.

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