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Come l’aumento di temperatura incide sul comportamento dei pesci (e dei dinoflagellati)

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Una nuova ricerca, condotta da Eleanor M. Caves and Sönke Johnsen e pubblicata su The Royal Society, ci insegna come i pesci stiano modificando il proprio comportamento a causa del riscaldamento globale.

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La ricerca si intitola “The sensory impacts of climate change: bathymetric shifts and visually mediated interactions in aquatic species” che in italiano può essere tradotto in “gli impatti sensoriali causati dal cambiamento climatico: cambiamenti batimetrici e interazioni visive nelle specie acquatiche“. In pratica il riscaldamento globale sta riscaldando le acque del mare, per cui i pesci per continuare a vivere nelle medesime condizioni in cui hanno vissuto sino ad oggi stanno effettuando quello che in gergo si chiama shift. Ovvero si trovano a doversi spostare più verso nord, o verso sud, in base all’emisfero in cui si trovano, oppure, più semplicemente si portano a qualche metro di profondità in più. Questo cambio, apparentemente banale però ha dei risvolti incredibili che lo studio mette in luce.

Noi sappiamo benissimo, visto che lo sperimentiamo continuamente con le lampade sui nostri acquari, che all’aumentare della profondità la luce diminuisce, anche drasticamente. Chi ha fatto immersioni sa che senza una torcia a 10 metri di profondità tutto è di un uniforme colore blu. Già a 3 metri di profondità il rosso svanisce completamente.

Ma questo come incide sul comportamento dei pesci?

I pesci usano il colore per cacciare, per trovare un rifugio sicuro e per riprodursi. La ricerca del compagno è essenziale ed in molte specie marine è in relazione alle dimensioni ed alla colorazione più accesa. Ma scendendo più in profondità, i colori sono più tenui e questo potrebbe portare un singolo pesce ad accoppiarsi con pesci meno “colorati” e quindi più deboli. Il tutto amplificato dal fatto che le acque stanno anche subendo un maggior intorbidimento dovuto alle attività antropiche. Sul lungo periodo questo potrebbe portare ad un indebolimento della popolazione ittica, incapace di far fronte a questo problema. Sebbene questi concetti siano in linea generale validi per tutti i pesci, lo studio si è focalizzato soprattutto sul Gasterosteus aculeatus (spinarello) e sul Pomatoschistus minutus (ghiozzetto minuto). Ed entrambi hanno mostrato un cambiamento di comportamento inaspettato.

Ed i dinoflagellati?

Se vi ricordate qualche tempo fa avevamo postato un metodo per debellare i dinoflagellati in acquario basati sul tenere una temperatura più alta in acquario, l’articolo Dinoflagellati: il metodo definitivo per sconfiggerli, veloce, sicuro e gratuito lo potete rileggere qui. Durante lo studio infatti i ricercatori si sono accorti che l’aumento delle temperature medie stia facendo “shiftare” anche i dinoflagellati verso acque più fresche e quindi più profonde.

In pratica è una conferma del fatto che i dinoflagellati siano termolabili e che un aumento della temperatura possa effettivamente ucciderli. Quindi se in acquario non doveste risolvere con l’aumento della temperatura, è solo perché la temperatura che avete impostato non è sufficientemente alta.

Riferimenti

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