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Il cambio d’acqua in acquario marino – 10 esperti internazionali a confronto

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L’ultima questione è quella che riteniamo più divertente ed importante, perché chiedeva un commento generale sul cambio d’acqua, che fosse quindi una somma del pensiero di ciascuno dei dieci acquariofili od un aspetto non ancora emerso dalla discussione.

Ronald Shimek ci fa notare come spesso gli acquariofili abbiano paura del cambio d’acqua, ma che questo sia un sentimento ridicolo perché l’acqua del cambio è quanto di più simile vi sia all’acqua del mare e non ha (o non dovrebbe avere – ndr) metalli velenosi come lo stronzio ed altri elementi potenzialmente tossici come ad esempio lo iodio.

Acquario tematico della penisola Masoala in Madagascar presso lo Zoo di Zurigo
Acquario tematico della penisola Masoala in Madagascar presso lo Zoo di Zurigo visto in un recente articolo

Enzo Romeo è convinto che chi fosse in grado di mirare anche le integrazioni supplementari oltre ai cambi, avrebbe sicuramente trovato la chiave di lettura giusta del proprio acquario e ne otterrebbe il massimo dei risultati. Ovviamente sottolinea che bisognerebbe porre grande attenzione nel preparare l’acqua nuova e nella procedura di cambio, senza arrivare a traumatizzare oltre il necessario gli animali. Massimo Morpurgo ci fa riflettere quando inserisce nel discorso la ditta Triton di Düsseldorf (qui tutti i nostri articoli di approfondimento), che offrendo la possibilità di fare delle analisi chimiche dell’acqua d’acquario molto precise di ben 32 elementi chimici con il metodo ICP-OES a un prezzo contenuto, abbia aperto una nuova via rivoluzionaria nella gestione degli acquari marini, così come le analisi Fauna Marin che vi abbiamo presentato ieri. La possibilità di misurare rapidamente e con precisione la concentrazione di molti oligoelementi permette un loro dosaggio mirato e preciso e non più alla “cieca” come in passato. Inoltre le analisi Triton e Fauna Marin consentono di individuare rapidamente eventuali inquinamenti da metalli. Il sistema della Triton, se applicato scrupolosamente, potrebbe effettivamente consentire una riduzione dei cambi d’acqua con risparmio d’acqua e di sale. Egli stesso ha provato le analisi Triton e sulla base dei risultati ricevuti ha iniziato a dosare oligoelementi, tra cui soprattutto iodio, la cui concentrazione nell’acqua d’acquario è risultata essere sempre molto bassa. Conclude dicendo di aspettare come risponderanno i coralli nel tempo in termini di crescita e colore e poi valutare se ridurre in futuro i cambi d’acqua in base alle rilevazioni eseguite.

Coppia di pesci pagliaccio Amphiprion bicinctus dentro un anemone Entacmaea quadricolor in mar rosso - Marsa Alam
Coppia di pesci pagliaccio Amphiprion bicinctus dentro un anemone Entacmaea quadricolor in mar rosso – Marsa Alam

Roberto Ferri vuole sottolineare di essere totalmente contrario al non cambiare acqua, laddove si cerchi di togliere o meglio di provare ad eliminare “selettivamente”, parola grossa e miracolosa ed alquanto impossibile, secondo Roberto, i composti dannosi. Chiedendosi, e quindi chiedendoci, quali composti debbano essere tolti. Lasciandoci un dubbio sulla applicabilità del sistema fatto solo per determinati composti. Michael Paletta conclude ricordandoci che ha gestito I suoi acquari con cambi d’acqua e senza cambi d’acqua, ma quelli gestiti con cambi d’acqua frequenti sono stati acquari notevolmente più belli ed in buona salute. Nonostante questa presa di posizione ci racconta di come stia approntando un nuovo acquario usando il metodo Triton dove non dovrebbero essere necessari cambi d’acqua, e si dichiara curioso di vedere come reagirà quell’acquario rispetto agli altri.

Acropora millepora all'interno del meraviglioso acquario di Pietro Romano
Acropora millepora all’interno del meraviglioso acquario di Pietro Romano

La scelta dell’acqua, del sale, della temperatura, del metodo di movimentazione, degli scambi e reazioni tra ioni e ambiente, influiscono enormemente sulla conduzione di ogni acquario marino e Davide Mascazzini reputa ancora il cambio d’acqua l’unico mezzo efficace per alterare la conduzione della vasca e la salute dei suoi ospiti. Claude Schuhmacher si allinea con Mascazzini quando raccomanda di asportare sempre, durante i cambi d’acqua, un po’ di sabbia del fondo, e contemporaneamente ripristinare un po’ di sabbia durante ogni cambio. Quello che però Claude ci tiene a farci sapere è che troppo spesso gli acquariofili si preoccupano degli elementi e dei composti inorganici quando i composti organici sono quelli più importanti.

Acqua e sale tenuti in movimento da una pompa prima di un cambio
Acqua e sale tenuti in movimento da una pompa prima di un cambio

Ehsan Dashti ci fa sapere che sebbene a lui i cambi d’acqua non piacciano, non ne è contro a prescindere, ma che siano una procedura di importanza sovrastimata nel mantenimento di un acquario marino, perché tramite i cambi non è logicamente possibile ottenere quello che gli acquariofili stessi sperano di ottenere. Ovviamente Ehsan ci fa notare come il suo metodo, Triton, permetta in maniera moderna di gestire un acquario con un numero di cambi d’acqua ridotto al minimo, e che lui stia già sperimentando da anni questa tipologia di conduzione. Anthony Rosario Calfo conclude il discorso affidandosi al senso comune, ovvero con un piccolo numero di test gestibile da noi acquariofili l’unica cosa possibile da fare è affidarsi al fatto che l’acqua nuova sia migliore di quella vecchia. Inoltre non potremmo misurare in alcun modo l’aggressione chimica, allelopatia, fatta dai coralli, anche se sappiamo che esiste. Inoltre potremmo prendere spunto dal settore della scienza alimentare che ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che sia possibile crescere un numero maggiore di pesci e più velocemente in un piccolo volume di acqua solo incrementando i cambi d’acqua. Quindi ci lascia augurandoci di fare il maggior numero di cambi d’acqua possibile con piena fiducia.

Pubblico durante una conferenza - Formia 2009
Pubblico durante una conferenza – Formia 2009

Conclusioni

Quello che emerge dalla discussione con i dieci esperti che abbiamo interpellato è che il cambio d’acqua è fondamentale nella corretta gestione di un acquario marino di barriera. E che si consiglia di procedere ad un cambio di circa il 10% a settimana.

Ma questo non è il solo dettaglio che è emerso dalla discussione. Ci sono almeno due aspetti fondamentali da considerare. Il primo è che i nuovi metodi di rilevazione off-site che si stanno affermando in questi ultimi mesi, Triton e Fauna Marin, che potete approfondire rispettivamente qui e qui, potrebbero farci cambiare la nostra abitudine partendo da una maggiore conoscenza di quello che effettivamente abbiamo in acquario. A tal proposito vi invito anche a vedervi, se non l’aveste già fatto, la relazione di Ehsan Dashti durante il PetsFestival 2015. Quasi come se il cambio d’acqua fosse necessario perché è la cosa migliore che possiamo fare non avendo una conoscenza maggiormente approfondita della qualità dell’acqua del nostro acquario. L’altro aspetto divertente è che partendo da questa non conoscenza c’è chi, come Anthony Calfo, stia gestendo i propri acquari solo con i cambi d’acqua, senza schiumatoio, senza reattore, senza additivi, senza niente, destinando i soldi al cambio piuttosto che all’acquisto delle attrezzature.

Ringraziamo ancora tutti i partecipanti alla discussione, che citiamo in puro ordine alfabetico: Anthony Rosario Calfo, Claude Schuhmacher, Danilo Ronchi, Davide Mascazzini, Ehsan Dashti, Enzo Romeo, Massimo Morpurgo, Michael Paletta, Roberto Ferri e Ronald Shimek,

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9 COMMENTS

  1. Ohhhh che bello sentire voci così importanti a confronto!
    Danilo devi aprire assolutamente una rubrica dove si approfondiscono temi importanti e tanto discussi come questo…
    Comunque sia mi trovo d’accordo soprattutto con il pensiero di Calfo , come si fa a dire che l’acqua nuova sia peggiore di quella vecchia? Appunto.. Quindi cambiarla regolarmente dev’essere la strada da percorrere.
    Pero’ mi sarebbe piaciuto anche approfondire cosa succede alla biologia del l’acquario intesa come batteri ..
    Infine trovo interessante il metodo adottato da Ferri per ripristinare l’acqua ” goccia a goccia”.. Voglio farci un pensiero visto che riparto con la nuova vasca..
    Grazie Danilo per questa chicca!

    • Ciao Jonathan,
      Ottima la domanda relativa ai batteri, indubbiamente l’acqua nuova sotto questo punto di vista è più povera, ma nessuno delle persone intervenute ha menzionato la necessità di introdurre batteri in concomitanza dei cambi.
      Se approfondisci il cambio goccia a goccia, rendi i risultati noti che sono molto interessato.
      Saluti

  2. Finalmente sono arrivato alla fine di questo articolo.
    Trovo interessantissimo questo parallelo tra più esperti. Mi piacerebbe tanto che questo diventasse uno stile da applicare anche a futuri articoli.
    Avendo letto l’articolo in più riprese avrò bisogno di un ulteriore lettura per memorizzare assimilare la moltitudine di informazioni contenute.

    Ribadisco i complimenti e mi unisco a Jonathan nei complimenti.

  3. Ciao, articolo bello ed interessante come sempre. Sono molto incuriosito dall’attuale metodo di gestione di Calfo. Mi sfugge qualcosa però. Infatti sostiene di gestire le vasche senza l’ausilio delle integrazione, skimmer o reattori vari; quindi con il solo cambio d’acqua quasi dell’intero volume della vasca. A questo punto sorge spontanea la domanda, in che percentuale 80%? Con un simile volume d’acqua asportato, le rocce presenti in vasca finirebbero all’asciutto, con tutte le conseguenze del caso. E la flora batterica? Così facendo, non si ha un sistema in continua maturazione?

    • Ciao Crestedlucifer

      Io penso più vicino al 90%.
      Se le rocce finiscono all’asciutto non succede mica nulla eh? Si parla di qualche ora al massimo, ma sarebbero comunque umide.
      Idem per la flora batterica, che rimarrebbe quella già presente nel film a contatto con le rocce, con i vetri etc

      • Grazie per la risposta tempestiva. Il mio dubbio nasce dal fatto che spesso, nelle guide, si legge di non far prendere aria alle rocce, per non incappare in nuova maturazione. Se così non fosse chiedo venia, le mie conoscenze si rifanno aolo a ciò che leggo eheh.
        Invece quando parlavo di batteri, intendevo quelli presenti nella colonna d’acqua, anche qui, spesso si legge: acqua matura..
        Ad ogni modo é un metodo davvero interessante, sarebbe bello ed utile avere ulteriori riscontri al riguardo, anche qualche contribuito fotografico di una vasca gestita in questo modo

        • Figurati ci mancherebbe, non credo che si abbia una nuova maturazione se la roccia rimane per qualche minuta non immersa nell’acqua, dal momento che rimane completamente umida. Altrimenti in mare con l’alta e la bassa marea sarebbe un massacro. Certo che se la lasci fuori dall’acqua per diverse ore è un discorso magari diverso.
          I batteri sono sulle rocce, e sul film umido che rimane in acquario, ce ne sono in abbondanza.
          Potrei chiedere a Calfo di approfondire e vediamo se riusciamo a scrivere un articolo in merito.

          Grazie del tuo commento

  4. ciao a tutti, seguo sempre con interesse le varie opinioni di gestione del reef, sopratutto quelle di Danilo. io gestisco la mia vasca di solo LPS e Molli con un fondo di sabbia corallina grossolana alta con molta roccia. gestisco l’acquario integrando l’acqua evaporata con un osmoregolatore collegato in due recipienti, 1 recipiente con acqua calcarea l’altro con acqua di mare diluita del 50%. il risultato è stupefacente.

    • Ma se integri acqua evaporata con acqua di mare aumenti la salinità continuamente.
      Inoltre diluendo l’acqua di mare e non utilizzandola subito ne uccidi molti degli organismi contenuti, con riversamento in acquario di organismi morti e quindi inquinamento. Oppure non ho capito bene io?

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