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L’alimentazione degli Acanturidi negli acquari marini di barriera

L’alimentazione degli Acanturidi negli acquari marini di barriera: tra biologia, esigenze nutrizionali e innovazione

Quando si parla di pesci chirurgo (famiglia Acanthuridae), l’associazione con la salute dell’ecosistema acquariofilo è immediata. Sono tra i pesci più amati dagli acquariofili per la loro bellezza, per il loro comportamento, ma anche per il loro fondamentale ruolo nella gestione delle alghe in vasca.

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Gli Acanturidi, noti comunemente come pesci chirurgo, sono tra gli animali più affascinanti e popolari negli acquari marini domestici. La loro elegante livrea, il comportamento dinamico e il ruolo fondamentale nella gestione delle alghe li rendono ospiti desiderati ma anche esigenti. Una alimentazione corretta è alla base del loro benessere, della salute generale dell’acquario e della prevenzione di problematiche comportamentali o patologiche.

Biologia e comportamento alimentare degli Acanturidi

Gli Acanturidi, siano essi Acanthurus, Zebrasoma, Naso, etc in natura occupano un ruolo cruciale nel bilanciamento dell’ecosistema delle barriere coralline. Molte specie sono erbivore o microfaghe, specializzate nel pascolare microalghe e macroalghe epilitiche sulle rocce. Le loro bocche a forma di becco, dotate di denti affilati e ravvicinati, sono adattate a raschiare le superfici dure. Questa abitudine naturale, secondo noi, andrebbe rispettata e simulata anche in cattività.

Acanthurus triostegus, si noti la dentatura
Acanthurus triostegus, si noti la dentatura

Non tutti gli Acanturidi sono uguali. Alcune specie, come Acanthurus sohal, sono più esigenti e aggressive, mentre altre, come Zebrasoma flavescens, sono più docili e adattabili. In ogni caso, il denominatore comune resta la necessità di una dieta ricca in componenti vegetali. Tuttavia, in acquario non è raro che questi pesci sviluppino preferenze atipiche, prediligendo mangimi proteici e trascurando le alghe. Questo comportamento, pur se tollerato a breve termine, è innaturale e può portare a problemi di salute.

Il ruolo delle alghe nella dieta dei pesci chirurgo

Le alghe rappresentano la fonte primaria di energia e fibra per la maggior parte degli Acanturidi. Offrono benefici fondamentali:

  • Fibra vegetale grezza, utile per la funzionalità intestinale;
  • Antiossidanti e polisaccaridi che supportano il sistema immunitario;
  • Composti bioattivi con effetto antibatterico e antinfiammatorio.

Tra le alghe più indicate troviamo:

  • Ulva (lattuga di mare);
  • Porphyra (Nori);
  • Ascophyllum nodosum;
  • Palmaria palmata;
  • Sargassum spp.;
  • Enteromorpha;
  • Cladophora;
  • Gracilaria sp.;
  • Halymenia;
  • Rhodymenia;

La varietà è importante: alternare diverse tipologie aiuta a simulare la biodiversità alimentare che i pesci troverebbero in natura.

Errori da evitare nell’alimentazione

Nella gestione quotidiana degli Acanturidi in acquario, è facile incorrere in alcune abitudini sbagliate che possono compromettere il benessere dei pesci, anche se adottate con le migliori intenzioni. Uno degli errori più comuni è quello di somministrare esclusivamente mangimi secchi generici, spesso a base proteica. Alcuni pesci chirurgo, infatti, sviluppano una sorta di “dipendenza” verso questi alimenti, ignorando successivamente completamente le fonti vegetali fondamentali per la loro salute a lungo termine.

Un altro aspetto sottovalutato è la mancanza di alghe vere nella dieta. Non basta affidarsi a mangimi che contengano “farina di alghe” tra gli ingredienti: gli Acanturidi necessiterebbero di alghe intere, strutturate, che stimolino anche il comportamento naturale di pascolo. Offrire alghe in foglie permette non solo una migliore assimilazione, ma anche una maggiore soddisfazione etologica.

Mangime vegetale in Scaglie
Mangime vegetale in Scaglie

Infine, è importante ricordare che i pesci chirurgo, in natura, si alimentano quasi ininterrottamente durante la giornata. In acquario questo comportamento si traduce nella necessità di distribuire il cibo in più somministrazioni quotidiane. Offrire un solo pasto al giorno – magari abbondante – non è sufficiente a replicare il loro ritmo alimentare naturale e può causare stress, aggressività o problemi digestivi.

Antinutrienti nelle verdure terrestri

Sebbene l’uso di verdure terrestri per l’alimentazione dei pesci sia una pratica diffusa, è fondamentale comprendere che molte di queste contengono fattori antinutrizionali che possono compromettere la salute dei pesci se non adeguatamente trattate.

  1. Ossalati: Presenti in elevate concentrazioni in spinaci, bietole e rabarbaro, gli ossalati possono legarsi al calcio formando ossalato di calcio, un composto insolubile che riduce la biodisponibilità del calcio e può contribuire alla formazione di calcoli renali. Nei pesci, un’assunzione eccessiva di ossalati può interferire con l’assorbimento di minerali essenziali, compromettendo la salute ossea e generale;
  2. Inibitori della tripsina: Comuni nei legumi come soia, fagioli e lenticchie, questi composti inibiscono l’attività della tripsina, un enzima digestivo fondamentale per la digestione delle proteine. La presenza di inibitori della tripsina può ridurre l’efficienza digestiva e l’assorbimento proteico nei pesci;
  3. Glucosinolati: Trovati nelle Brassicaceae (cavoli, broccoli, cavolfiori), i glucosinolati possono interferire con la funzione tiroidea, portando a condizioni di ipotiroidismo nei pesci. Studi su trote alimentate con diete contenenti glucosinolati hanno evidenziato una riduzione delle prestazioni di crescita e alterazioni nei livelli ormonali tiroidei. ;
  4. Fitati: Presenti in cereali integrali e semi, i fitati possono chelare minerali come calcio, ferro e zinco, riducendone l’assorbimento. Nei pesci, ciò può portare a carenze minerali e problemi di crescita.  
Spinaci spesso somministrati in acquario
Spinaci spesso somministrati in acquario

Considerazioni per l’alimentazione dei pesci chirurgo

Data la presenza di questi antinutrienti, l’uso di verdure terrestri nell’alimentazione dei pesci chirurgo dovrebbe essere limitato o preceduto da trattamenti specifici per ridurre i composti nocivi. Ad esempio, la cottura può ridurre significativamente il contenuto di ossalati e inibitori della tripsina. Tuttavia, è importante notare che alcuni antinutrienti, come i glucosinolati, possono non essere completamente eliminati con la cottura.

Pertanto, è consigliabile preferire fonti vegetali marine che sono naturalmente adatte alla dieta dei pesci chirurgo e prive di antinutrienti problematici. Inoltre, l’uso di mangimi commerciali formulati specificamente per pesci erbivori marini può garantire un apporto nutrizionale bilanciato e sicuro.

Paracanthurus hepatus
Paracanthurus hepatus

In conclusione, mentre l’integrazione di verdure terrestri può sembrare una soluzione naturale per l’alimentazione dei pesci chirurgo, è essenziale considerare i potenziali rischi associati agli antinutrienti presenti in questi alimenti. Un approccio informato e cauto è fondamentale per garantire la salute e il benessere dei pesci in acquario.

E la spirulina? Prima gli aspetti positivi

La spirulina rappresenta una risorsa nutrizionale estremamente bilanciata e interessante per l’alimentazione dei pesci erbivori e onnivori in acquario, come gli Acanturidi e i blennidi come la Salarias. La sua composizione comprende una quota elevata di proteine altamente digeribili. Oltre al profilo proteico, la spirulina apporta una serie di pigmenti naturali che contribuiscono a esaltare la colorazione dei pesci. Non mancano poi alcune vitamine, come A, E, K e gruppo B, inclusa la B12, e minerali come ferro, calcio, magnesio, zinco e manganese, che ne completano il profilo nutrizionale.

Alimento granulare arricchito in spirulina per pesci erbivori
Alimento granulare arricchito in spirulina per pesci erbivori

A questo si aggiungono benefici documentati sul piano fisiologico: la spirulina agisce come immunostimolante naturale, potenziando le difese nei soggetti stressati o in fase di acclimatazione, esercita un’azione antiossidante contrastando lo stress ossidativo, e migliora la digestione modulando favorevolmente il microbiota intestinale. Infine, dal punto di vista ambientale, rappresenta un’alternativa ecologicamente sostenibile rispetto alle farine animali o alle alghe marine prelevate in natura, grazie alla possibilità di coltivazione controllata senza impatti sull’ecosistema marino.

Svantaggi e limiti dell’uso esclusivo o preminente della Spirulina

Nonostante le numerose qualità nutrizionali che abbiamo appena visto, la Spirulina potrebbe presentare anche alcuni limiti e potenziali rischi da considerare attentamente nell’alimentazione di pesci erbivori marini. Rispetto alle macroalghe marine come UlvaGracilaria o Chaetomorpha, la spirulina ha un contenuto di fibra nettamente inferiore, risultando quindi meno efficace nel favorire il transito intestinale. Questo aspetto è particolarmente rilevante per tutte quelle specie che in natura trascorrono gran parte della giornata a brucare biofilm e alghe epilitiche su rocce e substrati duri. Inoltre, l’uso eccessivo di spirulina può causare un sovraccarico di ferro o clorofilla, con possibili effetti collaterali quali pigmentazione anomala, disfunzioni epatiche o alterazioni metaboliche.

Mangime granulare a base di alghe: Undaria pinnatifida, Porphyra yezoensis ueda, Porphyra tenera Kjelmann e Phaeophyceae hansgirg
Mangime granulare a base di alghe: Undaria pinnatifida, Porphyra yezoensis ueda, Porphyra tenera Kjelmann e Phaeophyceae hansgirg

L’elevato tenore proteico, sebbene utile in certe fasi, la rende inadatta come alimento esclusivo per pesci strettamente erbivori, che necessitano di una dieta ipoproteica e ricca di fibra strutturale. Infine, la qualità della spirulina è fortemente influenzata dal metodo di coltivazione e dalla purezza delle acque utilizzate: prodotti derivati da coltivazioni in ambienti contaminati possono contenere metalli pesanti o tossine come le microcistine, pericolose per i pesci e per l’equilibrio dell’intero acquario.

Della serie niente di nuovo sotto il sole. La Spirulina risulta un ottimo elemento da aggiungere alla dieta, ma che non deve essere l’alimentazione prevalente. E, comunque risulta un alimento da preferire solo quando non sono disponibili alghe vere, che sono il reale game changer per l’alimentazione dei pesci chirurgo o comunque di tutti quei pesci erbivori.

E le alghe Nori da alimentazione umana?

Con il nome di alghe Nori s’intendono comunemente varie specie di alghe del genere Porphyra/Pyropia. Alghe famose perché si possono trovare facilmente nel supermercato come preparati per alimentazione umana. Dato che sono alghe che vengono spesso impiegate per confezionare il sushi.

Sebbene io per primo l’abbia utilizzata, e consigliata in passato, bisogna notare che anche in questo caso non è tutto oro quello che luccica. Le alghe nori per uso umano infatti presentano caratteristiche che le rendono potenzialmente inadatte o addirittura dannose per l’uso sistematico in acquario. Anche in questo caso sistematico è la parola chiave.

Uno dei principali problemi delle alghe nori da supermercato è la possibile presenza di additivi e sostanze non dichiarate. Per migliorarne la conservazione, il colore o il sapore, le aziende produttrici aggiungono spesso sale, zuccheri, oli vegetali, glutammato monosodico o conservanti chimici. Questi elementi, se ingeriti regolarmente dai pesci, possono sovraccaricare fegato e reni, alterare il metabolismo osmotico o causare disturbi intestinali. Il tutto peggiorato dal fatto che parliamo di pesci che sono volumetricamente piccoli rispetto a dei conservanti che sono tarati sul consumo di una persona media. Senza considerare poi le differenze fra alghe ed alghem anche sullo scaffale del supermercato.

Osservazioni e comportamenti da monitorare

Quando si ospitano Acanturidi in acquario, l’osservazione attenta del loro comportamento quotidiano è fondamentale per intercettare tempestivamente eventuali problemi legati all’alimentazione. Un segnale da non sottovalutare è la riduzione o la completa cessazione del pascolo sulle rocce. I pesci chirurgo sono erbivori attivi, e trascorrono gran parte del tempo alla ricerca di alghe sulle superfici; se smettono di farlo, qualcosa non va.

Naso elegans in acquario marino
Naso elegans in acquario marino

Anche cambiamenti di colore improvvisi, soprattutto un pallore diffuso lungo i fianchi, possono essere spie di uno squilibrio alimentare o di un indebolimento generale. Analogamente, feci molto sottili, filamentose o addirittura assenti possono indicare problemi digestivi o una dieta povera di fibra vegetale.

Un altro elemento da monitorare attentamente è il peso del pesce. Se un Acanturide appare progressivamente più magro nonostante una somministrazione regolare di cibo, è probabile che non stia assimilando correttamente i nutrienti, oppure che il regime alimentare non sia adatto alle sue esigenze.

In tutti questi casi, è importante intervenire prontamente, rivedendo sia la varietà che la frequenza dei pasti, ed eventualmente introducendo fonti più naturali e bilanciate come le alghe intere o i mangimi specifici per erbivori.

Riflessioni finali

Alimentare correttamente un Acanturide significa rispettarne la natura erbivora, stimolare i comportamenti innati e prevenire numerose patologie. I progressi nella disponibilità di mangimi specifici e di alghe di alta qualità hanno reso tutto più semplice, ma serve comunque consapevolezza e varietà.

Acanthurus olivaceus
Acanthurus olivaceus

L’integrazione tra alghe fresche, disidratate e mangimi vegetali secchi è la strategia vincente. Ogni acquariofilo dovrebbe osservare i propri pesci e costruire un piano alimentare adatto. Ma quando si parla di pesci che si nutrono principalmente di alghe, la nostra strategia dovrebbe comprendere quanto più possibile proprio le alghe di cui normalmente si nutrono.

Riferimenti

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