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Scoperto evento di sbiancamento a profondità senza precedenti

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Scoperta una barriera corallina che ha subito un evento di sbiancamento a una profondità precedentemente considerata esente dal pericolo del riscaldamento medio oceanico.

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Tutti voi lettori “allevatori” amatoriali e non di coralli, conoscete il temibile bleaching ovvero il meccanismo che porta allo sbiancamento dei coralli e nella grande maggioranza dei casi alla loro morte. 

Qui su DaniReef d’altronde ne abbiamo parlato spesso e se siete interessati a recuperare tali articoli potete leggere La Grande Barriera Corallina subisce il terzo sbiancamento di massa in 5 anni e poi ancora Sbiancamento dei coralli: lo studio globale che lo sta analizzando e poi Sbiancamento dei coralli nel reef a Bali in Indonesia in video. Giusto per citarne qualcuno, ma se cliccate qui sbiancamento, potrete approfondire tantissimi aspetti di questo enorme problema.

Purtroppo la ricerca Mesophotic coral bleaching associated with changes in thermocline depth pubblicata il 16 ottobre 2023, da alcuni ricercatori dell’Università di Plymouth (Inghilterra) non porta buone notizie. In essa si presentano dati di quello che è l’evento di sbiancamento avvenuto a profondità mai raggiunte da tale problematica.

Ma prima di parlarvi della ricerca, facciamo un rapido ripasso su quello che è lo sbiancamento dei coralli.

Perchè avviene il bleaching?

Il Bleaching o lo sbiancancamento dei coralli è innescato da condizioni fisico chimiche ambientali stressanti per il corallo, tra cui: cambiamenti di temperatura, mancanza di nutrienti, cambiamenti nell’irraggiamento solare, attacco da parte di patogeni e organismi.

Nel corallo di fatto vengono espulse (o “scappano”) le alghe simbiotiche (Zooxantelle), essenziali per la sua sopravvivenza, in quanto attraverso la fotosintesi producono i nutrienti. Lasciando in vista il bianco dello “scheletro” (composta da carbonato di calcio). 

A tal proposito vi suggeriamo di recuperare il nostro articolo Durusdinium: la zooxantella tollerante allo stress termico , dove vi parliamo in modo approfondito delle Zooxantelle.

Non tutti i coralli che sbiancano muoiono, se le condizioni di stress non si protraggono per lungo tempo possono riprendersi riacquisendo le alghe simbionti. Si ritiene che la causa principale degli eventi di sbiancamento sia attribuibile all’innalzamento della temperatura media oceanica.

Deep reef refugia

Con il continuo inesorabile aumento medio della temperatura superficiale oceanica, gli eventi di sbiancamento si stanno intensificando e stanno aumentando in frequenza e durata. In ambito scientifico si ritiene che gli ambienti mesofotici (MCE), ovvero ambienti tra i 30 e i 150 metri di profondità, possano essere utilizzati come rifugio dai coralli che vivono in acque poco profonde. Questa misura di mitigazione in ambito scientifico è conosciuta come l’ipotesi «deep reef refugia». Si ipotizza che nel momento in cui le condizioni fisico chimiche, delle acque poco profonde, non sono più adatte per la sopravvivenza dei coralli, essi possono trovare rifugio in acque più profonde e quindi più fredde.

N.B.

Ovviamente intendiamo che possono offrire rifugio ai coralli di acque poco profonde attraverso la dispersione delle planule.

Antitesi

Vari studi però dimostrano che gli ecosistemi corallini mesofobici hanno nella realtà dei fatti un scambio limitato con i coralli di acque poco profonde. Addirittura in questi ambienti profondi ci sono diverse comunità coralline endemiche. E lo studio del quale vi stiamo parlando oggi, porta prove che sono antitetiche alla teoria «deep reef refugia».

La scoperta

Come prima cosa bisogna evidenziare il fatto che si tratta di risultati che derivano da studi, condotti in un atollo nell’arcipelago di Chagos nell’Oceano Indiano, durati un decennio. E sono il risultato di una combinazione di tecniche di ricerca eterogenee; monitoraggio in situ, dati satellitari, ispezioni con rover subacquei ecc..

Le prove principali di quello che è attualmente l’evento di sbancamento avvenuto a maggior profondità, sono state raccolte nel novembre del 2019. Attraverso dei rover a comando remoto, ad una profondità di ben 90 metri, i ricercatori hanno catturato immagini di coralli sbiancati.

Ma a porre ulteriori domande e preoccupazioni, e ad andare contro la tesi «deep reef refugia», è il fatto che le comunità coralline, dello stesso arcipelago ma che vivono in acque poco profonde, non presentavano eventi di sbiancamento.

N.B.

Nello studio si specifica che il fatto di “non avere trovato eventi di sbiancamento” nelle acque poco profonde dell’arcipelago di Chagos, è da considerare solo nel periodo di riferimento ovvero quattro mesi prima e dopo di novembre 2019. Tra il 2014-2017 le barriere coralline di acque basse nell’arcipelago di Chagos hanno subito un’elevata mortalità dopo un grande evento di sbiancamento, che ne ha causato in molti casi una riduzione di oltre il 90%.

Altre ricerche hanno evidenziato che nell’arcipelago di Chagos temperature superiori ai 29,5 °C possono provacare eventi di sbiancamento. Quindi con molta probabilità la mancanza di eventi di sbiancamento, nelle formazioni coralline di acque basse, rilevate dai ricercatori durante le immersioni del 2019, è dovuta a temperature che non hanno stressato fortemente i coralli. 

I ricercatori hanno monitorato le condizioni della barriera corallina di acque profonde anche nel 2020 e nel 2022, rilevando un certo grado di recupero naturale.

Da cosa è stato causato

I ricercatori hanno attribuito la causa di questo evento di bleaching al dipolo dell’Oceano Indiano, che ha causato un aumento del 30% della temperatura media dell’acqua e danneggiato l’80% delle barriere coralline a profondità precedentemente considerate resistenti al riscaldamento.

Il dipolo dell’Oceano Indiano (IOD), conosciuto anche come il Niño indiano, è un’oscillazione irregolare della temperatura della superficie del mare nell’Oceano Indiano. La variazione di temperatura può essere negativa o positiva in maniera alternata tra la parte occidentale e quella orientale dell’oceano indiano.

L’evento di sbiancamento registrato a 90 metri di profondità molto probabilmente è stato causato dalla presenza di acqua calda superficiale spinta nelle profondità.

Il dottor Phil Hosegood, responsabile della ricerca, ha dichiarato che le barriere coralline che vivono in profondità erano sempre state pensate come resistenti al riscaldamento medio degli oceani, poichè l’acqua a tali profondità è più fresca che in superficie e si riteneva che la temperatura rimanesse relativamente stabile. Tuttavia, questo non è chiaramente il caso e – di conseguenza – è probabile che ci siano barriere coralline a profondità simili in tutto il mondo che sono minacciate da cambiamenti climatici.

Conclusioni

In sintesi, i risultati dimostrano che i coralli scleractiniani a profondità mesofobiche dell’arcipelago di Chagos, nell’Oceano Indiano, sono suscettibili allo stress termico e allo sbiancamento nello stesso modo in cui lo sono le barriere coralline di acque poco profonde.

Questo come abbiamo avuto modo di vedere precedentemente (Capitolo Deep reef refugia) è anche in contrasto con i precedenti studi, effettuati in diverse aree geografiche, sui coralli mesofobici.

Concludono i ricercatori affermando “Per risultati conclusivi, sono necessari dati aggiuntivi sulla composizione, le dinamiche e le minacce agli MCE per comprendere meglio questi ecosistemi critici e per sviluppare criteri solidi di conservazione e gestione delle risorse.”

Considerazioni

Gli eventi di sbiancamento stanno aumentando per gravità, frequenza e durata, ma la nostra conoscenza degli impatti di questi eventi è incentrata sulle barriere coralline di acque poco profonde.

Leggi uno dei nostri ultimi articoli a riguardo: Nel 2035 il 50% delle barriere coralline sarà compromesso.

Qui su DaniReef via abbiamo parlato più volte di come l’oceano profondo ha ancora molto da rivelare e di come esso sia uno dei biomi meno esplorati e compresi. 

Se siete interessati a recuperare gli articoli a riguardo potete premere qui di seguito Profondità oceaniche.

I risultati di questa ricerca però evidenziano come sia necessario porre immediatamente anche l’attenzione sulle barriere coralline di acqua profonde.

Fonte: Clara Diaz, Nicola L. Foster, Martin J. Attrill, Adam Bolton, Peter Ganderton, Kerry L. Howell, Edward Robinson, Phil Hosegood. Mesophotic coral bleaching associated with changes in thermocline depth. Nature Communications, 2023; 14 (1) DOI: 10.1038/s41467-023-42279-2

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