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potassio e macroelementi nell’aquascaping: guida avanzata al bilanciamento

Potassio

Un’analisi tecnica su potassio, magnesio e fertilizzazione efficace per gli acquari piantumati ad alte prestazioni.

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Abbiamo già affrontato con un primo articolo il ruolo del potassio in acquascaping e lo trovate qu: Potassio e aquascaping: guida completa per piante sane e rigogliose. Adesso l’attenzione si è sempre più spostata verso un controllo rigoroso dei nutrienti. Eppure, nonostante l’enfasi su nitrati e fosfati, c’è un macroelemento che spesso rimane in secondo piano: il potassio (K). Eppure, è proprio lui a rappresentare l’elemento cardine per una crescita sana, rigogliosa e stabile delle piante acquatiche.

A differenza di azoto e fosforo, che possono derivare in parte dai cicli biologici interni della vasca (tramite NO₃⁻ e PO₄³⁻), il potassio non ha fonti “automatiche” all’interno dell’acquario. Deve essere necessariamente integrato dall’acquariofilo, e proprio per questo richiede attenzione, controllo e strategia.

Il potassio: macro fondamentale ma dimenticato

Il potassio è coinvolto in numerose funzioni biologiche delle piante: regola l’apertura degli stomi, il trasporto attivo dei nutrienti e la resistenza allo stress osmotico. La sua carenza non si manifesta con necrosi immediate, ma con un progressivo rallentamento della crescita, fragilità fogliare e difficoltà nell’assimilazione di altri elementi. In acquario, a differenza di azoto e fosforo, il K non viene prodotto né dal metabolismo degli organismi, né dai mangimi, né da reazioni chimiche secondarie. Per questo motivo l’unica via per mantenerlo stabile è la fertilizzazione mirata.

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N:P:K – Qual è il rapporto ideale?

Tra gli acquascapers più esperti è largamente condiviso il rapporto orientativo 10:1:10–20 tra azoto, fosforo e potassio. Questo schema deriva in parte dall’agricoltura idroponica e in parte da esperienze dirette nella coltivazione in vasca high-tech.

  • 10 ppm di nitrato (NO₃⁻);
  • 1 ppm di fosfato (PO₄³⁻);
  • 10–20 ppm di potassio (K⁺).

In particolare, vasche con piante rosse, CO₂ spinta ed illuminazione intensa tendono a trarre vantaggio da concentrazioni elevate di potassio (fino a 20 ppm), poiché il macroelemento interviene nella fotosintesi e nell’intensificazione dei pigmenti.

Il paradosso dei fertilizzanti “bilanciati”

Molti fertilizzanti definiti “macro completi” contengono combinazioni standard di KNO₃ e KH₂PO₄. Analizzando l’etichetta di uno di questi prodotti (es. dosaggio: 10 ml ogni 100 L), i valori risultanti sono spesso simili a:

  • 5 mg/l di NO₃⁻
  • 0,5 mg/l di PO₄³⁻
  • 3,15 mg/l di K⁺

Un dosaggio doppio (20 ml/100 L) porta a 10:1:6,3. Siamo ben lontani dal rapporto 10:1:10 o 10:1:20 consigliato. Il potassio rimane sottodosato, con conseguente squilibrio nutrizionale.

La soluzione? Affiancare al fertilizzante bilanciato un prodotto monoelemento a base di K, come solfato di potassio (K₂SO₄) o cloruro di potassio (KCl), per raggiungere i livelli ottimali.

Il magnesio: l’alleato nascosto del potassio

Poco si parla del rapporto tra magnesio (Mg) e potassio. Eppure il Mg è fondamentale per l’assimilazione del K: agisce come cofattore enzimatico e favorisce il trasporto intracellulare del potassio.

Quando il magnesio è carente:

  • Il potassio può accumularsi nell’acqua senza essere assorbito;
  • Le piante mostrano segni di carenze multiple, anche se i test sembrano risultare perfetti.

Un rapporto efficace Mg:K è intorno a 1:3 o 1:4. In molte acque di rete, il magnesio è presente in quantità minime, e alcuni GH booster non bilanciano correttamente Ca e Mg. Il consiglio: integrare Mg con appositi prodotti (es. MgSO₄ o miscele dedicate), soprattutto in acque di osmosi.

KH, GH, pH e conducibilità: quali sono i valori ideali per una vasca piantumata ?

Alcuni produttori consigliano valori “standardizzati” (KH 4, GH 8), ma in vasche high-tech questi numeri possono essere troppo alti.

Valori ottimali in vasche con piante esigenti e CO₂ attiva:
 • KH: 0–2 dKH → per facilitare un pH leggermente acido e aumentare la disponibilità di CO₂
 • GH: 4–6 dGH, con buon bilanciamento Ca/Mg
 • Conducibilità: 150–300 µS/cm (in base alla flora) e pH: 6,0–6,5 stabile nelle ore diurne

Mantenere un KH basso consente di stabilizzare il pH senza oscillazioni brusche. L’acqua più “morbida” è anche più efficiente nell’assorbimento dei nutrienti.

Strategia di fertilizzazione avanzata: costruire un protocollo su misura

Per ottenere un bilanciamento efficace e duraturo, ecco un esempio di strategia:

  1. Dosaggio separato di NO₃⁻, PO₄³⁻ e K⁺, per un controllo fine.
  2. Monitoraggio dei livelli settimanali con test affidabili.
  3. Integrazione di magnesio (MgSO₄) in base a GH e Ca rilevati.
  4. Utilizzo di microelementi (Fe, Mn, Zn…) a basso dosaggio, distribuiti nei giorni restanti.
  5. Verifica della conducibilità con EC-metro per evitare eccessi invisibili.

Il potassio non è un elemento secondario: è un macro fondamentale che, in acquario, può essere facilmente sottodosato anche con fertilizzanti completi. La sua efficacia dipende da una fertilizzazione precisa, dal giusto rapporto con nitrati e fosfati, ma anche dal magnesio, elemento spesso dimenticato ma decisivo per l’assimilazione del K.

In vasche ad alte prestazioni, il “bilanciamento automatico” non basta. Serve un approccio consapevole, misurato e personalizzato. Perché la vera bellezza dell’aquascaping non nasce dal caso, ma da un equilibrio chimico invisibile… e perfetto.

E tu?

Hai mai notato carenze di potassio nella tua vasca? Usi fertilizzanti monoelemento o ti affidi a prodotti bilanciati? Condividi la tua esperienza nei commenti: il confronto è il miglior fertilizzante per crescere, anche in acquariofilia. Raccontacelo nei commenti o vieni a discuterne con noi su: TelegramInstagramFacebookTwitter e youtube. E se hai bisogno di chiedere aiuto vi aspettiamo nel nostro forum.

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