
Curioso, colorato e pieno di personalità: scopriamo insieme tutto sul piccolissimo e giallissimo Gobiodon okinawae.
Il piccolo pagliaccio giallo, come è conosciuto il Gobiodon okinawae, è uno dei pesci più piccoli e affascinanti che esistano. Talmente piccolo che può essere inserito virtualmente in qualsiasi acquario, ma capace di farsi vedere anche in acquari enormi grazie a quel magnifico punto di giallo. In breve? Un pesce che non può che valorizzare ancora di più il vostro acquario.
Gobiodon okinawae
Il Gobiodon okinawae (detto anche Gobide del Giappone), appartiene alla famiglia dei Gobiidae, ed è stato scoperto da Sawada, Arai & Abe solo nel 1972. È una specie piccola, spesso meno di 3 cm in lunghezza, ma al massimo arriva a 3,5 come documenta Fishbase, ma è una specie straordinariamente piena di fascino. La sua livrea è molto semplice da descrivere, completamente gialla brillante.

Questi pesci sono territoriali e stabiliscono relazioni simbiotiche con coralli del genere Acropora o Pocillopora, trovando rifugio fra i rami e protezione dai predatori. In cambio, aiutano a tenere pulita la colonia, mangiando alghe filamentose e detriti.
Anche se possono creare dei problemi nel momento in cui vogliono fare lo spazio per deporre le uova, in quel caso potrebbero rovinare il tessuto dei coralli più delicati e portare alla morte piccoli pezzi di Acropora. Normalmente in acquari con coralli grandi questo è raramente un problema. Certo che se decidessero di creare il proprio talamo di nozze all’interno di quella costosissima Acropora tenuis, potrebbe essere un problema.
Habitat e distribuzione
Il Gobiodon okinawae è diffuso nel Pacifico occidentale, con un areale che si estende dal Giappone meridionale fino alle Rowley Shoals e alla Grande Barriera Corallina meridionale. È presente anche in diverse isole della Micronesia, come Palau e le Marshall, oltre che nel Mar delle Filippine e nelle zone circostanti. Predilige lagune e barriere coralline basse, ambienti caratterizzati da acque tranquille e dalla presenza di coralli ramificati che gli offrono riparo e protezione. Lo si incontra generalmente a profondità comprese tra pochi metri e circa 15 metri, sempre in stretta simbiosi con le strutture coralline che lo accolgono.

Alimentazione
In natura, il Gobiodon okinawae si nutre prevalentemente di microalghe, piccoli invertebrati, zooplancton e di tutto ciò che le correnti mantengono in sospensione tra i rami dei coralli. In acquario, invece, si adatta abbastanza bene a un’alimentazione di origine artificiale, purché sia fine e calibrata sulle sue dimensioni ridotte. Spesso accetta senza problemi micro–pellet di piccolissima taglia, rotiferi (soprattutto utili per gli esemplari giovani appena inseriti), preparati a base di Artemia salina (ma ricordatevi di aggiungervi le vitamine) e persino polveri nutrizionali derivate dal fitoplancton.

Se mantenuto in un acquario marino di barriera è sufficiente alimentarlo una volta al giorno, mentre in un acquario senza substrato vivo diventa fondamentale, come per tutti i pesci di piccola taglia dal metabolismo rapido, mantenere una dieta varia e distribuire il cibo 2–3 volte al giorno in piccole quantità. Questo accorgimento garantisce non solo una buona salute generale, ma anche colori sempre vivaci e un comportamento attivo e naturale.
Compatibilità in acquario e allevamento
Il Gobiodon okinawae è un pesce raramente aggressivo e territoriale, l’unico problema si potrebbe avere con pesci a lui simili per colori, dimensioni e livrea, ma se l’acquario è sufficientemente grande tendono a distribuirsi senza darsi noia. La presenza di molte colonie coralline ramificate, che permettono a ciascun individuo di delimitare il proprio spazio, è una condizione che aiuta il benessere di questo piccolo gobide. Convive senza difficoltà con la maggior parte dei coralli, siano essi SPS o LPS, oltre che con invertebrati pacifici e piccoli pesci che non rappresentino un pericolo.

È importante che il suo rifugio naturale, solitamente costituito da rami corallini stabili, non venga sottoposto a correnti troppo intense, così da offrirgli un riparo sicuro e tranquillo.
Comportamento e dimensioni dell’acquario marino consigliate
Il Gobiodon okinawae è un pesce molto piccolo, accreditato di arrivare al massimo a 3,5 cm sia da Scott W. Michael che da Fishbase, per cui, per una volta, non è un pesce che abbia bisogno di spazio. Ha bisogno, come abbiamo detto, di molti nascondigli, di coralli ramificati che lo possano nascondere e proteggere, come vedete nelle foto che abbiamo inserito in questo articolo. Un acquario ideale per lui dovrebbe avere non meno di 50 litri, ma se tenuto come unico abitante, anche un microreef da 25 litri può andare bene, essendo il gobide piccolo e stanziale.

La riproduzione del Gobiodon okinawae
Il Gobiodon okinawae è un pesce oviparo e presenta un comportamento riproduttivo davvero interessante. La specie è ermafrodita proteroginica bidirezionale, il che significa che può cambiare sesso in base alle necessità riproduttive. Le coppie, spesso monogame, scelgono una colonia corallina come rifugio e vi depongono le uova, che vengono fissate direttamente alla struttura del corallo. È soprattutto il maschio a occuparsi della custodia, sorvegliandole con attenzione fino alla schiusa e difendendo con decisione il piccolo territorio circostante. Dopo la nascita, gli avannotti tendono a rimanere nelle vicinanze del corallo “nido” per un certo periodo, sfruttando i rami come riparo naturale, fino a quando non raggiungono sufficiente indipendenza per muoversi liberamente nella vasca o in mare aperto.

Nonostante sulla carta sembri essere un procedimento semplice, la riproduzione in ambiente controllato, acquario o vasche di riproduzione che siano, è un procedimento estremamente complesso. Pensate che solo da pochi mesi De Jong MarineLife è riuscito a riprodurre in cattività i Gobiodon okinawae, come avevamo scritto in questo articolo: Finalmente riprodotto il Gobiodon okinawae in cattività.

Lo sapevi che?
I Gobiodon, incluso il Gobiodon okinawae, sono noti per produrre una speciale mucosa cutanea tossica che scoraggia i predatori dal cibarsene. Questo “slime” nocivo funge da vero e proprio scudo chimico, rendendo questi piccoli pesci molto meno appetibili ai pesci carnivori della barriera.
Il consiglio di DaniReef: FORTEMENTE CONSIGLIATO per ogni acquario marino, bello e semplice da gestire, occhio se avete Acropore particolari!
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