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Rocce sintetiche se e come usarle, facciamo il punto con 4 esperti

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Davide Mascazzini ci spiega come fare una corretta maturazione

Il punto di vista di Davide è lungo ed articolato, soprattutto quando ci spiega come farebbe la maturazione di questi materiali.

Davide Mascazzini, titolare di ReefSnow, durante una sua conferenza (PetsFestival 2018)
Davide Mascazzini, titolare di ReefSnow, durante una sua conferenza (PetsFestival 2018)

Negli ultimi anni si sono visti nuovi ed interessanti prodotti destinati alla realizzazione della cosiddetta “rocciata” punto fondamentale dell’allestimento di ogni acquario marino a reef di barriera. La riduzione degli stock naturali di roccia viva e la necessità di documentazione C.I.T.E.S. ha stimolato l’industria ad offrire nuove interessanti soluzioni. Sempre maggiormente si sente la necessità di continuare sulla strada dello svincolo dell’hobby dal prelievo in natura, si evidenzia come queste nuove interessanti offerte siano state ben recepite dal mercato e dagli appassionati di tutto il mondo. L’origine dei prodotti rispecchia le diverse filosofie aziendali, e si riscontrano prodotti naturali poco rielaborati, oppure prodotti di origine naturale che possono essere elaborati tramite “stampo” fornendo così sempre le medesime forme “standard”, oppure in modo manuale a discrezione dell’operatore. Solo pochi produttori hanno invece adottato la commercializzazione di prodotti pre-attivati biologicamente con soluzioni batteriche distribuite direttamente sulla superficie della roccia. I batteri presenti si attiveranno nel momento della reidratazione con l’acqua salata. La maggior parte delle aziende ha preferito optare per la creazione di attivatori batterici ad hoc, ma da proporre in forma liquida, rendendoli molto più usufruibili anche in momenti successivi all’avvio“.

Rocce sintetiche CaribSea con batteri presenti sulla superficie
Rocce sintetiche CaribSea con batteri presenti sulla superficie

Mentre tutti conosciamo come e quanto siano importati i processi biologici supportati dalle rocce vive, sia per il fondamentale ciclo dell’azoto, nella sua interezza – nitrificazione e denitrificazione, sia come apporto della biodiversità nell’ambiente ricreato, più complesso è il discorso se ci riferiamo alla roccia artificiale. Possiamo differenziare la presenza batterica in due grandi categorie, batteri liberi nella colonna d’acqua, e quelli che, per poter proliferare, necessitano di substrato. Questa frazione, sarà presente su ogni substrato presente in acquario, dal vetro, quello di un accessorio tecnico, o quello rappresentato da sabbia e roccia. Limitando le nostre considerazioni a questi ultimi abbiamo necessità di avere a disposizione un substrato roccia fac-simile, che permetta l’ancoraggio dei batteri, lo sviluppo e la differenziazione in ragione delle differenti condizioni ambientali. Come detto sopra, lo scopo principale dell’utilizzo di rocce vive è quello di portare direttamente in acquario un substrato ricco dei ceppi batterici selvatici responsabili del ciclo dell’azoto, ma non solo. Questa azione è da ricercare anche nelle rocce offerte dall’industria, non tanto per la complessità di differenti ceppi, ma per la struttura che ne permetta lo sviluppo“.

Come devono essere fatte le rocce

La componente batterica nitrificante, è di facile sviluppo in condizioni di ottima ossigenazione. In questa prima fase i composti di scarto vengono consumati e trasformati in nitrato che sarà poi smaltito nella seconda fase. Per questa prima fase è fondamentale una buona superficie porosa che sia in grado di assolvere alle necessità dei batteri, cioè che i batteri si possano ancorare saldamente. La crescita e l’attività dei batteri nitrificanti modifica le concentrazioni di ossigeno rendendo l’ambiente più povero di questo gas, favorendo la creazione di un microambiente adatto all’insediamento dei batteri denitrificanti. Perché questo avvenga dobbiamo avere “profondità” della porosità stessa nelle rocce artificiali“.

Inoltre, la consuetudine, ci indica un metodo per determinare la quantità di roccia viva da utilizzare, 1 Kg per 7 litri di acqua, circa. In questo caso, se fornite, rispettiamo le indicazioni del produttore, mentre se non avessimo questa indicazione, potremmo rispettare l’indicazione precedente o realizzare l’installazione che ricopre maggiormente il nostro gusto personale in fatto di estetica, e supplire all’eventuale carenza con altri materiali per il supporto batterico, sempre offerti dal mercato. Materiali meno validi esteticamente, ma che probabilmente permettono un migliore insediamento dei differenti ceppi batterici, sono da collocare in vasca tecnica“.

L’avvio e ciclazione dell’acquario

Per l’inserimento delle cariche batteriche, qualora non presenti sul substrato artificiale, possiamo utilizzare varie strategie. L’utilizzo di starter batterici in abbinamento è sempre consigliato e meglio se il produttore della roccia sintetica ne offre, ma nulla ci vieta di usarne di differenti. Ad una prima fase di avvio, userei dei supporti nutritivi per accertami della moltiplicazione delle popolazioni, in una seconda fase si potrebbe variare prodotto ed apportare differenti (qualora specificate) colture favorendo l’occupazione di tutte le possibili “nicchie”. La componente di batteri nitrificanti la inserirei solo dopo “abbastanza” tempo dall’avvio, per essere sicuro che le micro condizioni ambientali necessarie si siano sviluppate“.

La componente del macro-benthos che solitamente si sviluppa dalla roccia viva naturale, sarà assente all’avvio, e non dovremmo riscontrarne fino a quando non saranno inseriti i primi organismi, oppure dell’acqua derivante da altri acquari, o, ancora, organismi con un’abbondante porzione rocciosa. Personalmente, se avessi avviato con roccia sintetica, l’assenza della componente bentonica, sarebbe un ottimo risultato e non me ne preoccuperei eccessivamente. Successivamente si potrebbero immettere solo alcune classi di organismi che sono normalmente allevati e commercializzati. Benché questo non possa minimamente competere con quelli che si sarebbero “formati” naturalmente dalle rocce vive selvatiche“. 

Avvierei l’acquario, oltre con coltura batterica, anche con supporti vegetali quali fitoplancton e macro-alghe (Chaetomorpha linum), qualora il sistema scelto non le preveda già di suo. Probabilmente, se le macroalghe fossero molto “fresche” d’importazione, potrei vanificare parte della sicurezza biologica derivante dal materiale inerte utilizzato, ma se le macro-alghe venissero da altre vasche di lungo avvio, potrei aver fatto una buona scelta. Se l’alga arrivasse da reattori ad alghe avrei la fortuna di avere disponibili molti anfipodi ed organismi di grossa dimensione, che sono ben apprezzati ed innocui. Comunque  considererei non vincolante l’assenza di tali organismi, supponendo che sia anche, in qualche modo, una cosa cercata e voluta“.

Di conseguenza, l’avvio di un sistema DSB (Deep Sand Bed, che resta comunque un metodo basato sui batteri) non dovrebbe presentarsi con animali, ma rimanere con un buono sviluppo visibile di bolle nella sua stratificazione. L’inserimento di animali atti a smuovere i primi centimetri di materiale resta sempre valido. Successivamente all’inserimento dei primi pesci – e quindi alimentandoli – modererei l’utilizzo del nutrimento per batteri, ma con riscontri di analisi accurate e frequenti atte a valutare il decadimento delle popolazioni fin lì cresciute. Ricordo che i batteri possono avere varie velocità di crescita  sia proprie, sia per l’ambiente, sia per la tipologia di substrato disponibile alla degradazione. Se notassi andamenti non consoni, soprattutto su quei valori potenzialmente tossici a basse concentrazioni (nitrito), riprenderei la somministrazione di prodotti appositi. Lascerei altresì da parte, almeno per un corretto avvio, il fai da te o l’aggiunta di prodotti non destinati all’acquario. Seguirei un valido e sicuro metodo di gestione (scelto prima dell’avvio dell’acquario) in ogni suo composto rimandando ad acquario consolidato l’utilizzo di tecniche fai da te. Non ho, purtroppo, ancora, mai avviato un acquario con roccia sintetica, non saprei indicare se si evidenzieranno tutte le fasi note nell’avvio di un acquario, come quella delle diatomee o di altre alghe (es. Derbesia spp.) normalmente riscontrabili in quelle avviate con la roccia viva selvatica“. 

Spero che la breve e veloce quanto incompleta dissertazione su questi nuovi materiali offerti dall’industria, in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente naturale, possa spingere gli appassionati ad allestire nuovi acquari utilizzandoli come nuovo punto di partenza per una personale fantastica esperienza in questo affascinante hobby“.

E voi, cosa ne pensate? Raccontateci la vostra esperienza, buona o meno buona, nei commenti o sui nostri canali social.

Tutti punti di vista ed i consigli li trovate in questo articolo cliccando nelle pagine seguenti:

  • Dana Riddle: considerazioni generali sull’uso delle rocce sintetiche – pagina 1
  • Roberto Ferri: le rocce sintetiche e come valutarle – pagina 2
  • Enzo Romeo: consigli tecnici e pratici – pagina 2
  • Davide Mascazzini: la corretta maturazione – pagina 3
  • Davide Mascazzini: Come devono essere fatte le rocce – pagina 3
  • Davide Mascazzini: avvio e ciclazione dell’acquario – pagina 3
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