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Negozi e negozianti – come riuscire a destreggiarsi

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Questa volta voglio affrontare un piccolo/grande argomento, magari non di eccessivo clamore, che a mio avviso è comunque importante per chi pratica l’acquariofilia.

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Ovviamente le mie sono opinioni personali, condivisibili o meno, ma credo che ciascuno di noi appassionati faccia delle riflessioni quando entra in un negozio specializzato.

Ecco come mi approccio io.

Il primo impatto, inevitabilmente, è quello visivo. La cura delle vasche, lo stato di salute di pesci ed invertebrati, la loro disposizione, è il vero biglietto da visita.

Poi è necessario un approfondimento più da vicino per capire illuminazione, allestimento tecnico, accostamenti corretti di specie etc. ma qui ogni buon amante della nostra disciplina sa cavarsela senza i miei consigli.

Altri segnali, probabilmente più banali, influiscono sull’idea che mi farò del posto. E’ pur vero che, bene o male, “business is business” e certi articoli vadano tenuti anche per la clientela più bizzarra; tuttavia c’è negozio e negozio … e l’esposizione delle proposte è abbastanza indicativa di chi gestisce l’attività.

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Il fegato mi s’ingrossa all’istante se vedo vetrine o spazi troppo ampi dedicati a paccottiglie quali galeoni contenenti la vasca; relitti di vascelli da adagiare sul fondale (magari d’acqua dolce); templi greci o egizi; statue di Buddah coperte da conchiglie; scheletri di pirati; forzieri del tesoro. L’ultima tendenza pare essere la medusa in plastica trasparente con i led che fanno tanto atmosfera natalizia. Mi sono persino imbattuto in uno Pterois volitans in gomma gonfiabile, immerso tra Guppy dall’espressione basita, con le bollicine della porosa fuoriuscenti dalla vorace bocca.

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Nei pressi troverete coralli in silicone dai colori improbabili, tanto esagerati da far concorrenza ai variopinti guanti per lavare i piatti.

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Andando oltre tali tristezze, l’attenzione si sposta al banco del locale e retrostanti scaffali. Diffido se un muro di prodotti (della stessa marca) è eretto quasi a nascondere il cassiere. Sorge il vago sospetto che mi si vogliano rifilare intrugli costosi, dei quali so poco o niente, inutili se non addirittura dannosi per il mio acquario.

Facendo, invece, un giro furtivo tra le confezioni di preparati di cui ci fidiamo, si getti un’occhiata alla data di scadenza: non sempre capita che indichi un periodo posto nel futuro.

Sia chiaro: non sto generalizzando e un poco mi sto anche divertendo; se si continua a frequentare negozi così, gli sprovveduti siamo noi e meglio sarebbe iscriversi subito ad un corso di decoupage.

living color - il re degli acquari

Negozianti competenti ed ambienti ben preparati non mancano; dipende da noi saperli scegliere.

Infine, ma fondamentale, c’è il fattore umano.

Per me l’atteggiamento del proprietario, gestore o commesso che sia, è di basilare importanza.

E’ sufficiente aprire la porta, passeggiare un po’ tra l’esposizione, ed ascoltare il dialogo con il cliente che precede. Preparazione ed onestà si colgono abbastanza facilmente.

C’è chi ha voglia di conversare, spiegare, scambiare opinioni ed esperienze, scherzare (perché no?) e c’è invece chi, come un medico che non visitando non si schioda dalla scrivania per compilare la ricetta, afferra un prodotto e dice: “Ecco qui!”.

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E’ necessario avere un rapporto di fiducia; ci sono aspetti che non si riescono a verificare e ci si deve affidare. Come posso essere certo se un pesce sia quarantenato o se sia arrivato lì soltanto da un’ora? Sono sicuro che l’animale non appartenga alla categoria degli sventurati pescati col cianuro? Bello arzillo potrei portarmelo a casa, salvo accorgermi dopo pochi giorni che la sua nuotata è stereotipata: su e giù, avanti e indietro sempre nello stesso spazio, quasi corresse su binari invisibili, per poi (non passa più di un mese) morire con il fegato spappolato.

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Solo un rapporto di coerente trasparenza con il rivenditore può lasciarmi tranquillo. Naturalmente la cosa deve essere reciproca: anche il cliente deve conquistarsi apprezzamento e stima, evitando di fare il furbo o l’incompetente cronico. Ho visto richieste di rese, risarcimenti, cambi, francamente assurde o in malafede. Se compro una Murena in un posto e, senza dare informazioni, dei Chromis viridis in un altro, non posso accusare i negozianti per l’inspiegabile scomparsa dei pesciolini.

murena in mar rosso

Si cerchi sincerità da ogni parte e la nostra meravigliosa passione non potrà che trarne giovamento.

Io sono fortunato: il mio negozio di fiducia è bello e condotto da splendide persone.

Non ci credete? Pensate che voglia semplicemente adulare?

No! Vi basti sapere che sopportano, anche per lunghe ore, un rompipalle come me!

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1 COMMENT

  1. è proprio un articolo che andava fatto!

    Aggiungerei che oltre alla pazienza ciò che ti fa vedere se un negoziante è serio è la sua capacità di dirti: è troppo presto, la tua vasca è troppo piccola…Invece che venderti di tutto pur di incassare.

    Il mio negozio di fiducia come biglietto da visita ha questo: http://i.imgur.com/RJPE3Ld.jpg… Cosa ne pensi?

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