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La Salinità in acquario

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La salinità in acquario è stranamente un argomento controverso. C’è infatti tanta disinformazione e confusione in merito. Cominciamo quindi a dare qualche definizione “tecnica” delle grandezze di cui parliamo.

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La salinità è la proporzione del contenuto di tutti i sali contenuti nell’acqua di mare e viene espressa in millesimi (‰). Ad esempio se considerassimo una salinità del 35‰ vorrebbe dire che su 1000 grammi di soluzione, in questo caso acqua più sale, 35 grammi sono di sale e 965 di acqua pura. Non è ovviamente una grandezza influenzata dalla temperatura. Un errore comune è quello di considerare 35 grammi di sale per litro di acqua pura, che è, come visto sopra dalla definizione, uno sbaglio.

La densità invece è la massa del volume occupato da un fluido, espressa in un rapporto peso su volume. Essendo un valore fortemente influenzato dalla temperatura deve sempre essere espresso riferendosi ad una temperatura di misura, ad esempio dovremmo dire 1023,3 g/dm3 a 25°C.

Il peso specifico, spesso e volentieri si confonde con la densità, è invece il rapporto tra la densità del campione e la densità dell’acqua pura, sempre alla stessa temperatura. E’ una grandezza adimensionale, cioè senza unità di misura. Ad esempio se la densità di un campione di acqua marina fosse pari a 1023,3 a 25° C, e la densità dell’acqua pura è pari a 997,0739 g/ dm3 a 25° C, il peso specifico risultante sarebbe pari a 1023,3/997,0739=1,0263 a 25° C.

La conducibilità elettrica, che viene utilizzata soprattutto nei sistemi automatizzati di controllo (Aquatronica, Limulus, Biotopus), si misura in milliSiemens al cm (mS/cm) ed è, ancora una volta, influenzata dalla temperatura. Ad esempio 53,0 mS/cm a 25°C corrisponde ad una salinità del 35‰

Dopo che abbiamo visto quali siano le grandezze in gioco dobbiamo focalizzarci sui valori naturali che si trovano nei mari che a noi interessano, per capire quali valori dobbiamo tenere in acquario:

Valori riscontrabili in Natura
Oceano Indo Pacifico da 32 a 37‰, 35‰ in mare aperto
Mar Mediterraneo da 35 a 38‰
Mar Rosso dal 36 vicino all’oceano indiano al 41‰ in alto vicino al canale di Suez
Mar Baltico 5‰ (Hei ci sono gli Iceberg!!)
Mar Nero 17‰
Mangrovieto Costiero (acqua salmastra) 15‰

Considerando questi valori, e tenendo a mente i valori che spesso si leggono sui forum, si potrebbe arrivare alla conclusione che la maggior parte degli acquariofili tiene la vasca con salinità molto più bassa di quanto sia invece presente in Natura. L’Oceano Indo Pacifico infatti parte da 32 a 37‰, che tende però a 35‰ in mare aperto. Ed è forse l’unico mare che potrebbe giustificare dei valori un po’ più bassi di quelli ritenuti “canonici“, d’altronde in Mar Rosso si dovrebbe ragionare con valori superiori a 36 e fino a 41‰!!!

Per quel che mi riguarda ho sempre considerato come corretto, in media, un valore del 35‰. Certo sarebbe bello, e comodo, ragionare per Biotopi, come si tende a fare in acqua dolce, e quindi cercando di ricreare ambienti propri di una certa zona, che quindi tendano ad ospitare pesci e coralli provenienti da una specifica zona, e come tale, cercando di prendere a riferimento i corretti valori.

Vediamo ora quali siano gli strumenti di misura adatti ed adeguati per misurare la salinità, o le grandezze ad essa correlate:

Precisione: capacità di uno strumento di indicare lo stesso valore a fronte di due campioni identici, ancorché il valore non sia quello reale.
Accuratezza: capacità di uno strumento di indicare un valore quanto più possibile veritiero

Partiamo da quelli più semplici, e quindi consideriamo il densimetro in vetro, spesso il primo strumento di misura da parte dei nuovi acquariofili: è moderatamente preciso e spesso inaccurato, però è ragionevolmente economico. Ne esistono modelli molto economici e senza la scala di temperatura di riferimento che andrebbero evitati, sino a densimetri professionali da laboratorio. Noi possiamo fermarci a modelli che siano una via di mezzo, come l’Aquamedic della fotografia seguente, e che sono sufficienti per i nostri scopi. Purtroppo però essendo in vetro potrebbero appesantirsi e quindi fornire letture inaccurate, inoltre andrebbe misurata l’acqua in un contenitore esterno per minimizzare i problemi dovuti al movimento indotto dalle pompe. In ogni caso è necessario mantenerlo pulito e lavarlo quindi spesso con acqua e aceto oppure con acido muriatico molto diluito, per fare in modo che non vi siano concrezioni di calcare che lo appesantiscano. La lettura in ogni caso non è diretta, ma grazie alla densità rilevata che si riferisce a 25° ed alla temperatura mostrata nello stesso densimetro, ed usando delle tabelle fornite si risale al corretto valore di densità.

Passiamo ora al famosissimo densimetro a lancetta, anche questo molto in voga negli acquariofili poco esperti, sono infatti piuttosto precisi ma spesso inaccurati, però hanno un prezzo molto basso, sono infatti in genere gli strumenti più economici. Se adeguatamente manutenuti, e quindi lavati spesso con acqua e aceto, anche dopo ogni misurazione o con acido muriatico diluito al 5%, tendono a misurare il valore dell’acqua con pochissimo errore, il problema è che il valore rilevato benché sempre simile a se stesso, spesso e volentieri non è quello indicato. Per ovviare a questo problema basta calibrarlo una volta con uno strumento calibrato e poi applicare le stesse differenze alle misure successive. Ad esempio se il nostro strumento rilevasse 34‰ in un’acqua che invece avesse una salinità del 35‰, sarà sufficiente applicare un +1‰ ad ogni lettura per ritenere il valore sufficientemente reale. La scala riporta il peso specifico a 25°C ed in linea di principio dovremmo puntare quindi a misurare valori attorno a 35‰/1,026, correggendo però il valore misurato con lo scarto di calibrazione, come abbiamo visto prima, e consultando una tabella per il variare del peso specifico con la temperatura, usualmente fornita.

Infine abbiamo il rifrattometro ottico con compensazione della temperatura (ATC): è preciso ed accurato, i prezzi però salgono rispetto ai due metodi citati precedentemente. Per ottenere una lettura precisa si dovrebbe tarare con acqua bidistillata dopo aver portato alla stessa temperatura sia lo strumento che l’acqua. La scala interna di solito riporta due valori, sulla destra il valore di salinità ‰, che io preferisco utilizzare, sia il valore di densità sulla sinistra, in genere considerato a 20°. Come già detto, per evitare incomprensioni, consiglio di fare riferimento esclusivamente al valore di salinità ‰.

Sopra vediamo un classico rifrattometro, mentre sotto vediamo cosa si veda all’interno dell’oculare del rifrattometro stesso, come scritto precedentemente vi consiglio di guardare la sola scala graduata di destra dove sono riportati i valori di salinità in ‰, senza nessuna influenza della temperatura.

Durante l’ultima fiera di Norimberga la D-D Solution ha proposto al pubblico un rifrattometro ottico specificamenente studiato per l’acquariofilia marina, con una scala più ristretta e di più semplice lettura per noi acquariofili marini, qua di seguito potete vedere come si vede all’interno dell’oculare, potendolo confrontare con l’oculare classico precedente. Ringrazio ReefBuilders per la foto

Infine esistono anche i conduttivimetri elettronici: sono precisi ed accurato se utilizzati saltuariamente, mentre non li ritengo sufficientemente precisi se utilizzati in continuo in collegamento ai vari computer per acquari, come Aquatronica, Limulus e Biotopus. Sono in ogni caso molto costosi ma sono pratici e molto comodi, restituiscono un valore in mS/cm a 25°C, il problema è che per tararlo adeguatamente si deve utilizzare una soluzione certificata da un laboratorio, e spesso le soluzioni di taratura non sono cosi precise come dovrebbero. Come già suggerito precedentemente per il densimetro a lancetta, per non avere nessuna influenza da parte di agenti esterni, come una piccola corrente parassita in vasca, la misura andrebbe eseguita su acqua posta in un recipiente esterno come un bicchiere ad esempio, in questo caso ritengo precise anche le misure effettuate con i computer di cui sopra.

Vediamo ora di essere pratici. Quanti grammi di sale andiamo ad inserire per ogni litro di acqua di osmosi al fine di ottenere la giusta salinità? Come abbiamo visto il valore che io ritengo corretto, dopo aver consultato la tabella iniziale, è di 35‰, che significa 35 grammi di sale in 0,965 litri di acqua. Rapportando i grammi al litro preciso, otteniamo quindi 36,27 grammi di sale. Questo valore però si riferisce a sale completamente anidro, mentre invece per vari motivi noi avremo un sale idrato, e quindi il valore da inserire dovrà essere corretto verso l’alto. A seconda del tenore di umidità, e del tipo di sale, io consiglio di utilizzare dai 38 ai 40 grammi per litro, da controllare poi successivamente dopo una adeguata miscelazione (2 giorni con una pompa ad esempio), in modo da aggiungere acqua dolce per ottenere l’eventuale salinità corretta.

Altro aspetto interessante è capire quanto sale devo aggiungere alla mia vasca se misuro una salinità diversa da quanto dovremmo avere, come ad esempio un valore del 32‰. Come abbiamo visto dobbiamo portare il tutto al 35‰ e se ipotizzassimo che la nostra vasca avesse una capacità netta di 300 litri vuol dire che in questo momento avremmo in acquario 300*32/1000=9,6 kg di sale. Siccome ne dovremmo avere 300*35/1000=10,5 kg, dovremo aggiungere 10,5-9,6=0,9 kg di sale. Ovviamente da fare con moderazione nel corso di diversi giorni, per evitare drastici aumenti di salinità.

Per approfondire i concetti di salinità e densità vi consiglio i seguenti testi da leggere, sui cui mi sono basato, oltre alla mia esperienza, per scrivere il presente articolo:

Aquarium Systems - Solutions proven by scientists for MORE THAN 50 YEARS

17 COMMENTS

  1. Ti chiedo una cosa… dal sestini qualche mese fa si parlava di salinità… e lui la misura con uno strumento che costa 1000€… perchè su aquarium oggi… la rivista che vende in negozio… c’era un articolo che diceva che purtroppo molti rifrattometri sono sprecisi… cosa ne pensi in merito?

  2. Bhè, il rifrattometro ottico si può tarare con acqua bidistillata, per altro si potrebbe anche tarare con acqua di osmosi, che indurrebbe un errore molto basso, a meno di avere una pessima acqua di osmosi.

    Secondo me il discorso di Alessandro, che conosco e stimo, è corretto ma… inutile, nel senso che le differenze di salinità indotte dalla evaporazione dell’acqua sono maggiori di quanto vicino uno potrebbe andarci anche con il miglior strumento. Così come la diminuzione di salinità dovuta al depositarsi di acqua nel bicchiere dello skimmer, quindi, sempre secondo me e con il massimo rispetto per le idee di tutti, non credo che una “presunta” maggior precisione sia poi di nostro aiuto.

    In ogni caso avevo anche i densimetri elettronici, collegati sia con Aquatronica, con Limulus e con il Biotopus… non ho mai trovato una differenza tale per cui il rifrattometro fosse impreciso… anzi…

  3. Inanzitutto complimenti per l’articolo.. chiaro ed esaustivo come sempre..

    la salinità è molto importane e spesso viene trascurata.. hai fatto bene a ricordare l’importanza di questo “valore”

    leggendo i commenti mi permetto di darti ragione completamente per quanto riguarda il discorso degli strumenti da “1000” euro.. Non servono .. e oltremodo non servono per quanto costano

    ciao !

  4. Il fatto è che non era un discorso da 1000€.. era il discorso che l’articolo su aquarium oggi.. parlava che da una prova effettuata su vari rifrattometri.. molti erano risultati sprecisi….

    • Ciao Enrica, non è un valore che indicano perché dipende dall’umidità assorbita dal sale, che può dipendere da confezionamento ma anche da come viene tenuto a casa il sale. Infatti indico di fare qualche prova per trovare il numero esatto che però può variare da una settimana all’altra, anche se non di troppo. L’importante è tenere 35 per mille. Il tropic marine pro Reef l’ho sempre utilizzato con soddisfazione, per me uno dei sali migliori assieme ad Elos, ÉQUO e preis

  5. Ciao Danilo, e complimenti. Una domanda: nelle nostre vasche, col rifrattometro ATC siamo soliti leggere salinità e densità a temperature di ca. 24/26°C (mediamente 25, nel mio caso 23/24). Lo strumento è invece tarato ad una temperatura di 20°C. E’ dunque corretto cercare una salinità di 35ppm a 25°C (temperatura vasca), “fregandosene” della densità? Io sono solito fare l’acqua portandola a 23/24 gradi e cercando una densità di 1025… Praticamente un disastro, vero? 😉 Grazie

    • Ciao Riccardo, grazie 🙂
      Dobbiamo disgiungere le due cose, mentre la densità dipende dalla temperatura, la percentuale non ne dipende, per questo preferisco sempre parlare di 35 per mille, perché sarà sempre 35 per mille ad ogni temperatura considerata. Mentre la densità varia in base alla temperatura, quindi dovremmo riferirci a densità diverse a seconda della temperatura a cui la andiamo a misurare. Ed è per questo che ci si riferisce ad una data temperatura di riferimento. Per evitare problemi io consiglio di guardare quindi sempre la scala di destra del rifrattometro.

      • Danilo, grazie a te!
        In questi giorni stavo cercando di fare chiarezza sull’argomento, semplice ma tutt’altro che banale.
        Tipicamente confondiamo la scala di sx con la densità (intesa come densità assoluta) quando invece è espressione della densità relativa (o Peso Specifico). Peraltro ho anche scoperto che il mio rifrattometro ATC compensa la temperatura ambientale (se correttamente tarato a 20°C) e non quella dell’acqua, ovvero la temperatura delle poche gocce d’acqua che andremo ad analizzare è talmente ininfluente sulla lettura che in pochi secondi il campione raggiungerà la temperatura dello strumento (e non viceversa!). Quindi, grazie al tuo articolo e ad alcune integrazioni che ho trovato in rete, ho scoperto che il mio nanoreef aveva una salinità di 33ppm da un anno e mezzo (gulp!). A voglia a far star bene gli SPS! Ho progressivamente alzato a 35 con l’evaporazione, e mi aspetto di notare qualche (significativo) cambiamento.
        Grazie ancora: il tuo lavoro di divulgazione è fantastico e arricchente.

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