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Siglato il trattato per la protezione dell’Alto Mare

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Foto di Balene nella baia di Monterey di Danilo Ronchi - Siglato il trattato per la protezione dell'Alto Mare
Foto di Balene nella baia di Monterey di Danilo Ronchi

Storico accordo delle Nazioni Unite per proteggere il 30% delle acque internazionali, il cosiddetto Alto Mare, entro il 2030, contro l’1,2% che era protetto oggi.

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L’origine del termine “acque internazionali” è da ricercarsi come contrapposizione alle “acque nazionali” (territoriali), che possono avere un’estensione massima di 12 miglia nautiche. A questo concetto viene spesso aggiunto quello di Alto Mare, termine che designa l’area del mare posta di là dalla zona economica esclusiva, oltre le 200 miglia marine dalla costa, e che non è sottoposta alla sovranità di alcuno Stato. Una zona che, fino ad oggi, non era protetta se non per l’1,2% della propria superficie. Con possibilità quindi di sfruttamento intensivo da parte di chiunque.

In fondo una qualsiasi cosa che sia di tutti, non è di nessuno, e nessuno se ne prende cura.

Applaudiamo quindi al fatto che per la prima volta vi sia un trattato delle Nazioni Unite sulla protezione degli oceani. Se però da una parte possiamo considerare il raggiungimento dell’accordo un successo politico, dall’altra gli obiettivi specifici per una protezione reale appaiono ancora lontane.

5 marzo 2023: trattato dell’Alto Mare

L’ultimo accordo per proteggere il 30% dell’Alto Mare ha finalmente tagliato il traguardo dopo 10 anni di negoziati e 38 ore di colloqui presso la sede delle Nazioni Unite a New York. L’accordo è stato bloccato per così tanto tempo a causa dei disaccordi tra i paesi membri su finanziamenti, diritti di pesca e se scoperte importanti come possibili trattamenti contro il cancro sarebbero state distribuite equamente ai paesi più poveri se scoperte in acque internazionali.

La vista della costa sud della Gran Canaria (Puerto Rico) vista dal mare.
La vista della costa sud della Gran Canaria (Puerto Rico) vista dal mare.

Le nuove aree protette porranno dei limiti alla quantità di pesca che vi possa essere praticata. Alle rotte marittime ed alle attività di esplorazione marina, fino ad arrivare all’estrazione mineraria in acque profonde. I gruppi ambientalisti infatti hanno paura che i processi minerari possano disturbare i luoghi di riproduzione degli animali, creando inquinamento acustico, e possano anche essere tossici per la vita marina.

Ma il trattato non è solo luci. Sebbene sia sicuramente un enorme passo avanti, soprattutto in riferimento all’1,2 di acque territoriali protette fino ad oggi. Se questo trattato sia effettivamente in grado di proteggere gli oceani, se le aree protette siano efficaci come si spera o se concetti come la condivisione delle risorse genetiche funzionino davvero, resta tutto da vedere.

Ma soprattutto gli Stati devono ancora ratificare il trattato affinché sia valido. E questo può richiedere tempo. Pensate che il diritto internazionale del mare, in vigore in Alto Mare da 30 anni, è stato adottato nel 1982 ma è entrato in vigore solo nel 1996!

Riferimenti

UN delegates reach historic agreement on protecting marine biodiversity in international waters

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