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Flusso genico assistito ed evoluzione assistita contro lo sbiancamento

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Evoluzione assistita

Mentre il flusso di geni assistiti può essere efficace per le barriere del sud o recentemente degradate, non sarà sufficiente o fattibile per tutte le barriere o specie.

L’evoluzione assistita combina molteplici approcci rivolti sia direttamente al corallo che verso i suoi simbionti microbici essenziali (zooxanthellae).

Questi approcci sono volti a produrre un corallo più resistente senza l’uso dell’ingegneria genetica. Degli esperimenti rivolti a tale scopo sono già in atto presso l’Australian Institute of Marine Science e si stanno già ottenendo dei buoni progressi, i risultati effettivi sono ancora da pubblicare.

In primo luogo, si sta cercando di accelerare l’evoluzione dei simbionti per resistere a livelli più elevati di stress da calore, tutto questo in isolamento dal corallo.

Per ora riunendo il simbionte con l’ospite, i benefici che si ottengono sulla resistenza allo sbiancamento sono ancora minimi, ma andando avanti con l’esperimento ci aspettiamo di vedere una resistenza maggiore.”

In secondo luogo, attraverso gli esperimenti in atto i ricercatori hanno creato una nuova “diversità genetica” dei coralli, attraverso l’ibridazione e i ricercatori li hanno selezionati artificialmente per aumentare la resilienza al cambiamento climatico.

L’ibridazione naturale avviene solo occasionalmente sulla barriera corallina, quindi questo risultato ci offre nuove alternative.

“Ma il momento di intervenire è ora”

In tutti questi metodi di intervento, gli autori precisano che inevitabilmente ci sono alcuni problemi, etici e alcuni pratici, che devono essere meglio compresi, affermando però “il momento di intervenire è ora.”

Ad esempio, le specie di corallo che si spostano fisicamente potrebbero portare con loro pericolosi agenti patogeni. Oppure, una volta sul posto, il corallo trapiantato potrebbe semplicemente morire a causa della mancanza di adattamento alle condizioni locali.

sbiancamento coralli nella grande barriera corallina australiana

Come si selezionano le specie da “salvare” e quali da scartare?

L’autore principale dell’articolo, il dott. Ken Anthony sostiene: “Abbiamo bisogno di una filosofia in cui tutti noi non ci arrendiamo. Abbiamo due palle in gioco. Dobbiamo sia mitigare i cambiamenti climatici, riducendo l’emissione di carbonio, sia intervenire direttamente ora sulla barriera.”

I commenti a tali proposte

Il Prof Terry Hughes della James Cook University, direttore del Centro di eccellenza del Centro di ricerca australiano per gli Studi sulla barriera corallina, è profondamente scettico riguardo alla fattibilità di molte delle tecniche proposte.

In particolare ritiene che, allevare i coralli in laboratorio o trasferirli fisicamente da un luogo a un altro, oltre al posizionamento fisico dei coralli sulle strutture della barriera, siano procedimenti “estremamente costosi“.

Abbiamo bisogno di trovare soluzioni, ma non credo che alterare la crescita dei coralli sia una di queste. Penso che ci sia il bisogno di cambiare le attitudini e i comportamenti delle persone e di ridurre le emissioni di anidride carbonica, spostandoci il più rapidamente possibile verso le fonti rinnovabili. Senza di questo, nient’altro funziona davvero.”

Il dott. Mark Eakin, coordinatore di Coral Reef Watch presso la National Oceanic and Atmospheric Administration del governo degli Stati Uniti, ha affermato “I coralli e le barriere coralline sono ora in un momento critico. Le sole misure di conservazione convenzionali non bastano più. Dobbiamo guardare tutti gli strumenti che abbiamo nella nostra cassetta degli attrezzi.” aggiungendo “Il più grande pericolo di muoversi in questa direzione è che alcuni vedranno questi interventi come modo per progettare la nostra via d’uscita dal problema, usandolo come scusa per non agire sull’aumento di CO2, che è la causa primaria del problema.”

Il professor Ove Hoegh-Guldberg, un importante biologo marino e direttore dell’istituto di cambiamento globale dell’Università del Queensland: “Il ritmo dei cambiamenti ambientali sta superando la naturale capacità dei coralli di tenere il passo, e le persone ora operano come se fosse ragionevole muoversi in qualsiasi modo. Una soluzione può sembrare buona sulla carta e sì, è possibile coltivare coralli resistenti al calore in un laboratorio, ma nessuno vuole parlare di economia. Una volta ridimensionate queste cose, possono diventare molto costose.”

Questi sono solo due esempi di nuovi strumenti che potrebbero aiutare a costruire la resilienza della barriera corallina rispetto al cambiamento climatico. Bisogna però ricordarsi che spesso l’uomo nel corso della storia ha cercato di rimediare in modo invasivo ai danni ecologici che esso ha causato e spesso questi interventi hanno creato a catena altri problemi, non prevedibili.

Journal Reference:

Nature Ecology & Evolution 1, 1420–1422 (2017), New interventions are needed to save coral reefs, doi: 10.1038/s41559-017-0313-5

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