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Le necessita’ alimentari dei coralli molli (alcionari)

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Coralli molli: polipi di SarcophytonI coralli cosiddetti “molli“, sia autotrofi ed eterotrofi, sono i coralli cosiddetti facili, ma sarà vero?

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La classificazione vede il Phylum Cnidaria o Coelenterata, classe Anthozoa, sottoclasse Octocorallia, ordine Alcyonaria.

Il fatto di far parte del Phylum Cnidaria ne giustifica la presenza di cnidocisti o meglio delle cellule urticanti, distribuite in tutto il corpo e per lo più nei tentacoli. Si vedano anche i polipi della foto di apertura.

I coralli molli sono altrimenti detti celenterati poiché possiedono una cavità gastrica detta celenteron.

I celenterati si possono suddividere in quattro classi ben differenziate:

  • Antozoi;
  • Cubozoi;
  • Idrozoi;
  • Scifozoi.

Coralli molli: struttura dei polipi

La classe degli Antozoi comprende per lo più polipi più o meno grandi, duri nel complesso della struttura, o morbidi a seconda della secrezione che producono, con tentacoli che portano alla faringe e alla cavità gastrica il cibo catturato. I tentacoli possono essere tossici (muniti cioè di cnidoblasti) o semplicemente adesivi. La vita può svilupparsi in forma solitaria o in forma coloniale (la maggior parte) in cui la caratteristica di rilievo è la dipendenza da un comune stolone di base.

Gli Antozoi a loro volta si suddividono in :

  • Esacoralli;
  • Ottocoralli;
  • Ceriantipatari.

La struttura dei coralli molli

Alla sottoclasse degli ottocoralli (octocorallia) appartengono prevalentemente animali coloniali che condividono uno stolone di base comune. Ogni individuo presenta  sempre otto setti cartilaginei che dividono la cavità gastrocelomatica e otto o multipli di tentacoli cavi.

Ne contiamo 16 infatti nella prima fotografia ed 8 nella seconda.


La struttura tridimensionale della colonia si è adattata per esporre il più possibile i tentacoli al flusso della corrente per l’ottimale cattura del cibo.

Quasi sempre sono in simbiosi mutualistica  con le alghe Zooxanthellae.

E’ stato stimato che per le specie che ospitano alghe simbiotiche almeno il 60% del fabbisogno energetico possa essere coperto dalla fotosintesi.

La restante alimentazione deve essere sopperita da prede preferibilmente vive. Quest’ultima osservazione deriva dal fatto che il cibo surgelato piuttosto che liofilizzato inquinerà inesorabilmente l’acquario. Questo è ovvio poiché il cibo deperirà in vasca o verrà eliminato dallo schiumatoio. Il cibo vivo ovviamente non si decomporrà e risulterà un alimento completo da un punto di vista nutrizionale.

Alimentare tramite cibo vivo risponderebbe quindi a due esigenze fondamentali: 

  • Quella di non inquinare;
  • Quella di alimentare i coralli da un punto di visto eterotrofo.

Zooplancton e Fitoplancton

Come fare a sopperire a questa richiesta?

Il cibo vivo, raggruppato sotto la voce comune di zooplancton può essere facilmente acquistato. Ad esempio rotiferi e copepodi vengono comunemente venduti sui vari siti specializzati, ma anche in molti negozi ben forniti, oppure è possibile allevarlo in apposite vasche “secondarie” chiamate refugium.

I refugium sono vasche secondarie con poca corrente, intese come movimento dell’acqua, dedicate alla crescita di alghe superiori (vedi chaetomorpha e altre), fitoplancton e zooplancton.

Lo zooplancton, in un ambiente privo di predatori, ma anzi ricco di fitoplancton, suo principale nutrimento, prolifererà e parte di esso finirà nella vasca principale ad esso collegata di solito per “scarico troppo pieno”. Per questo si veda anche la nostra recensione sulla New Planctondose.

Siti di riferimento:

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