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I coralli possono regolare il loro ph interno per resistere alle sollecitazioni esterne

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Porites cilindrica mar rosso
Una Porites cylindrica, il corallo studiato da Lucy Georgiou, foto scattata nel mar rosso

Anche se non siete esperti di chimica avrete di certo notato come si possa pulire il calcare con l’aceto.

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Questo perché l’acido scioglie il calcare. Da questa semplice affermazione si capisce subito quali rischi potrebbero avere i coralli duri (con scheletro calcareo) nel caso che il mare diventasse più acido (scientificamente una diminuzione di pH).

Prima però di avere uno scioglimento dei coralli (assolutamente improbabile) questi potrebbero avere dei problemi nel creare il loro scheletro. Il problema dell’acidificazione degli oceani è dato dall’aumento di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, che combinandosi all’acqua crea un acido debole, capace però di abbassare lievemente il pH.

I coralli (Porites cylindrica) sull’isola di Heron, rimangono isolati dall’oceano per alcune ore durante la bassa marea, dovendo così sopportare forti cambiamenti nei valori dell’acqua rispetto a quelli che si trovano in mare aperto. La temperatura durante l’anno varia fra 20 °C e 28 °C. Se i coralli oceanici hanno un pH stabile di 8.0–8.1 durante l’anno, il pH qui cambia anche di 0.75 in una sola giornata.

Lo studio condotto da Lucy Georgiou e i suoi collaboratori consisteva nel variare le condizioni del pH per simulare una acidità maggiore di quella attuale (scenario probabile nel caso che si continui ad inquinare con CO2 l’aria). I risultati sono stupefacenti. Questi coralli hanno continuato a crescere alla stessa velocità anche in quelle condizioni. Questo non perché il pH non influenzi la calcificazione, bensì perché durante questo processo il corallo riesce a tenere un pH stabile ed ottimale (8.4–8.6) nel punto della calcificazione, anche quando il pH esterno scende sotto il 7.8.

Isola di Heron
Isola di Heron vista dall’elicottero. Foto di wikimedia.org

Certo non tutti i coralli hanno una così spiccata abilità ad adattarsi. Questi particolari esemplari sono già abituati a variazioni estreme delle condizioni dell’acqua che li circonda e si sono adattati di conseguenza.

Questo però ci dà una speranza per il futuro: Nonostante il nostro inquinamento da CO2 le barriere coralline potrebbero continuare a crescere.

In ogni caso questa è una situazione che si verifica spesso anche in acquario, dove il pH scende spesso sotto pH 8, ma i coralli continuano invariabilmente a crescere con tassi molto elevati.

Qui di seguito potete trovare lo studio originale in inglese www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1505586112.

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