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Vivere con un acquariofilo – comportamenti e vizi da sopportare

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Questo scritto vuole essere un tributo alle persone con cui viviamo che, pur non condividendo la nostra passione, sopportano più o meno stoicamente piccoli e grandi disagi compresi tra l’intoppo ed il martirio.

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Si desidera fare una doccia? Un bagno in vasca? Sarà per un’altra volta, è in funzione l’impianto di osmosi inversa!Una fila di taniche occupa mezza stanza, ma dentro ci andrà soltanto l’acqua per i rabbocchi perché in barili ben più grandi, nell’altra metà della stanza, si stanno producendo i litri necessari al cambio parziale.Naturalmente la cosa non si esaurisce in un giorno; dovranno trascorrere 24 ore per riscaldare il prezioso liquido per poi immettere il sale ed attivare le pompe di movimento al fine di miscelare a dovere. Uno stretto “corridoio umanitario” tra bidoni, cavi, prolunghe e raccordi, garantisce l’accesso al w.c. per le impellenze improrogabili.

A proposito: il sale è stato precedentemente pesato in cucina e, inevitabilmente, qualche granello è sfuggito alla bilancia infilandosi sotto la porta, causando l’inconfondibile stridìo sul pavimento tanto caro a chi si occupa delle pulizie…

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Al cambio d’acqua della vasca, pur agendo con perizia sul sifone aspirante, qualche pozzanghera fatalmente accoglie gli ospiti all’ingresso. Gettata l’acqua tolta (mai su fiori e giardino di mamma, il sale, credetemi, è dannoso) si chiude la vicenda.

Il ciclo si ripeterà ogni due settimane!

Adesso il problema è quel pesce inappetente, forse anche malaticcio. Meglio non utilizzare medicinali; i coralli non gradirebbero.
L’aglio potrebbe essere un rimedio ma, dato che gli spicchi non sono abbastanza potenti, si ricorre al terribile concentrato. La casa odorerà per parecchie ore, in compenso potremo godere di una salutare solitudine.

Nei momenti di tranquillità è opportuno effettuare i test. Inutile occupare grandi spazi; basta il tavolino del salotto, operando dalla poltrona. Ho notato che il reagente per determinare il KH non giova al tappeto… quando arriverà l’urlo: “La macchiaaa!!!” si potrà tentare di rassicurare che la sorella non è incinta; il colore della provetta parla chiaro!

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Il rabbocco automatico è quasi vuoto, che evaporazione intensa. Beh, cosa sarà mai un po’ di muffa al soffitto: a primavera è bello tinteggiare.

Poi giunge l’estate; l’acquario deve essere tassativamente tenuto entro una certa temperatura. Il refrigeratore mantiene i 26° C, il calore che espelle va allontanato dalla vasca (per evitare un corto circuito termico), molto saggio risulta puntare lo scarico verso la stanza adiacente, del resto là ci sono già 31° C umidi, gli occupanti non soffriranno tanto di più.

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Il maledetto Cryptocaryon irritans sembra aver colpito il solito acanturide. Non si tratta di molti puntini, forse uno o due, ma non si sa mai. Armi poche, praticamente inefficaci.

Torna alla mente un articolo, letto chissà dove, in cui si narrava che il simpatico protozoo ciliato necessita di luce per individuare i pesci da parassitare (ma ci vede?) al fine di perpetuare il proprio ciclo vitale.

Mah, sarà vero? Proviamo.

Oscuramento! Plafoniera spenta, spessi cartoni, nastro adesivo a volontà ed il reef in vetrina, che anche gli scettici conviventi cominciavano ad apprezzare, diviene un orribile catafalco poco abbinabile all’arredamento. Soltanto per pochi giorni il baule incartato disturberà la vista dei raffinati, poi si toglierà tutto e ci vorrà un attimo per smaltire l’imballaggio nel ripostiglio: ancora non nell’immondizia… l’operazione potrebbe essere ripetuta a breve, meglio conservare i cartoni per un po’.

acquario al buio

Lo scarico del troppopieno è ben pulito; non dovrebbe riaccadere la tracimazione e poi adesso c’è il galleggiante di sicurezza che si è inceppato un’unica volta.

Chiudo con una raccomandazione per chi come me non abita a piano terra: mai rimanere nel dubbio che la vasca di sette quintali non poggi su un muro portante; sarebbe triste che al piano di sotto lo scoprissero improvvisamente.

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